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La giustizia riparativa di Gherardo Colombo
Colombo, che dal 2007 ha lasciato la magistratura, si dedica alla sensibilizzazione civile su temi etici come la legalità, la responsabilità civile, i valori della Costituzione, la democrazia. “L’ISSR San Metodio – ha spiegato il direttore dell’ISSR don Nisi Candido – dedica questo anno accademico al tema “pensare il perdono”. La scelta si pone in sintonia con l’indizione dell’imminente Anno giubilare della Misericordia da parte di Papa Francesco. Il perdono è un tema tipicamente evangelico e religioso, ma ha anche una ricaduta laica, sociale, antropologica”.
Chi è affidato ai servizi sociali torna a delinquere una volta su cinque. In Italia ci sono 56 mila detenuti. E la condizione è di 4 persone in una cella di 12 metri quadrati. “Prima delle leggi e delle regole viene la cultura – ha detto Colombo -. La Costituzione ci parla di un modello educativo diverso da quello che usa grandemente la punizione come strumento di correzione, quello dell’educazione all’obbedienza. La Carta invece richiede un’educazione alla responsabilità. Ma se il male non serve per correggere il male, e se tutte le persone hanno uguale dignità in quanto esseri umani, a prescindere dagli atti che commettono, allora occorre trovare una soluzione alternativa per combattere il male, occorre combattere il male con il bene, garantendo la sicurezza dei cittadina senza ledere la dignità del reo. Una soluzione possibile – ha concluso Colombo – è la pena riparativa, che mette a confronto la vittima con il condannato, nella ricerca di possibili soluzioni agli effetti dell’illecito e nell’impegno concreto per la riparazione delle sue conseguenze. In tal modo la vittima si vede riconosciuta e riesce ad avere un risarcimento morale, mentre il reo prende atto delle sue responsabilità e pone in essere le azioni necessarie a ricomporre il confitto e a rafforzare il senso di sicurezza collettivo. Purtroppo l’Italia ha ancora molto lavoro da fare in questo campo, ma sono fiducioso che con il tempo si potrà applicare».
Gherardo Colombo al San Metodio
Mons. Corrado Lorefice è il nuovo arcivescovo di Palermo
Convocazione straordinaria del cardinale Paolo Romeo
Allo stesso orario il vescovo di Noto, mons. Antonio Staglianò, ha convocato nella Basilica Cattedrale di Noto, un’assemblea straordinaria di tutti i presbiteri, i diaconi, i consacrati, i religiosi, le comunità parrocchiali.
Migranti in Italia? Nessuna invasione
Sono alcune delle raccomandazioni che Cristina Molfetta, referente dell’area progetti e rifugiati dell’Ufficio Pastorale Migranti della Diocesi di Torino, ha consegnato agli oltre duecento partecipanti al termine della presentazione del Rapporto sulla Protezione Internazionale in Italia. Il documento, presentato alcune settimane fa all’Expo di Milano, è stato al centro dell’incontro organizzato dall’Ufficio Pastorale Migrantes dell’Arcidiocesi di Siracusa al Centro Sprar gestito dalle Suore del Cenacolo Domenicano a Solarino. Dopo il saluto del vicario generale dell’Arcidiocesi, mons. Sebastiano Amenta, alla presenza del vice prefetto Giuseppe Sindona e dei sindaci di Solarino e Pozzallo, Sebastiano Scorpo e Luigi Ammatuna.
Cristina Molfetta ha fornito un quadro chiaro, evidenziando i numeri del fenomeno raccolti da Anci, Caritas Italiana, Cittalia, Fondazione Migrantes e Sprar, in collaborazione con Unhcr. Se è vero, ad esempio, che i rifugiati in gran parte provengono dai paesi in via di sviluppo, è anche vero che altri paesi in via di sviluppo accolgono l’86% del totale dei rifugiati. Meno del 10% arriva in Europa, e di questi meno del 3% arriva in Italia, ovvero meno del 3 per mille del totale. Fino al 31 agosto 2015, sono giunti in Italia circa 115.500 migranti, perlopiù eritrei, nigeriani, somali, sudanesi, siriani. Il Rapporto evidenzia, ad esempio, come soltanto un minore non accompagnato su cinque è in una struttura dello Sprar, mentre la maggioranza è accolta in strutture di prima accoglienza inadeguate. Lo Sprar è l’unico modello di accoglienza. L’emanazione del prossimo bando dello Sprar prevede la disponibilità di ulteriori 10 mila posti che si aggiungono agli attuali 20 mila, con l’obiettivo di allargare la rete dei Comuni che ne fanno parte. Non possiamo che lavorare per una prospettiva che veda un progetto Sprar sul territorio di ciascuno degli 8 mila Comuni italiani. Solo così si potrà davvero superare la gestione emergenziale del fenomeno. Allo stesso tempo è importante incidere sulla riduzione dei tempi di attesa per la presentazione della domanda di protezione internazionale e sulle relative decisioni. Inoltre è necessario affiancare strategie e programmi comuni per evitare le conflittualità sui territori e per accompagnare e favorire l’inserimento sociale ed economico per coloro che hanno avuto il riconoscimento dello status di richiedenti asilo e rifugiati. Società civile, comunità locali, istituzioni e l’intera comunità internazionale devono fare sistema, non solo nell’accoglienza, ma per rimettere in cima alle priorità la difesa e la protezione dei diritti e della vita.
“Nel 2014 sono arrivate 170 mila persone – ha spiegato Cristina Molfetta –, ma solo 66 mila sono rimaste. E di ben 60 mila non sono state prese le impronte digitali. Le domande di asilo in Italia: solo 45 mila. Diciamo che una persona su tre resta in accoglienza. Sono numeri gestibili, non mi sembra ci troviamo di fronte ad una invasione”. Discorso a parte per i minori: “Nel 2014 sono arrivati 13 mila minori non accompagnati. Di ben 3700 non si sa che fine abbiano fatto. E’ indegno”.
Quella europea è soprattutto una crisi di rifugiati. La grande maggioranza di coloro che arrivano in Europa provengono da zone di conflitto come la Siria, l’Iraq o l’Afghanistan e sono in fuga per salvarsi la vita. Solo attraverso una risposta unitaria e comune di tutta l’Europa si può affrontare questa situazione. E necessario aumentare le opportunità per i rifugiati di poter accedere a vie legali verso l’Europa, che includono il reinsediamento, le ammissioni per motivi umanitari, il ricongiungimento familiare e il rilascio di visti per motivi di studio.
Laudato si: giornate per la custodia del creato
Venerdì 2 ottobre, al Centro Caritas in via Frixa ad Augusta alle ore 18.30, Don Nisi Candido, Direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose San Metodio di Siracusa, si soffermerà su “Il Vangelo della creazione”. L’incontro, moderato dal prof. Marco Fatuzzo, sarà preceduto da un momento dinamico introduttivo dal titolo “Del Signore è la terra” dell’Équipe Nuovi Stili di Vita. Sabato 3 ottobre in tutte le comunità “Veglia di preghiera”. Presso la Chiesa S. Chiara a Priolo Gargallo, Veglia di preghiera Diocesana alle ore 20.00, dal titolo “Rinnovare l’umano per custodire il creato”. Guiderà don Maurizio Aliotta, Direttore Ufficio Pastorale della Cultura e le Comunicazioni Sociali. Domenica 4 ottobre in tutte le Messe recita della preghiera del Papa “Laudato sì”. Venerdì 9 ottobre a Palazzolo ore 18.30 presso Palazzo Comunale, “Laudato sì”: “Ambiente e salute” con Santo Fortunato del Servizio di Bioetica Studio Teologico S. Paolo – Catania. Modera il prof. Emanuele Messina.
Lunedì 26 ottobre nel Santuario della Madonnina delle lacrime a Siracusa, alle ore 18.00, presentazione dell’Enciclica “Laudato sì” da parte di Mons. Filippo Santoro, Arcivescovo di Taranto e neo Presidente della Pastorale sociale e del lavoro della CEI. L’incontro, dal titolo “Enciclica Laudato si’: quali impegni per la comunità”, sarà moderato da don Angelo Saraceno. L’arcivescovo Mons. Salvatore Pappalardo porterà il saluto iniziale.
L’iniziativa è proposta dall’Ufficio Pastorale sociale e lavoro, Ufficio per la cultura e le comunicazioni sociali, dall’Istituto San Metodio, dall’Ufficio per l’Ecumenismo, Azione Cattolica, Gruppo Nuovi Stili, Fondazione Emmaus , Focolarini, Progetto Policoro.
“Grazia, Misericordia e pace” guida del cammino
nel corso dell’Assemblea Pastorale, la sua Lettera “Grazia, Misericordia e pace”.
Al Santuario della Madonna delle Lacrime è stato il vicario generale, mons. Sebastiano
Amenta, a presentare la lettera nell’Anno Santo della Misericordia.
“Con essa – spiega mons. Amenta – ci chiama a percorrere il cammino dell’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco.
La lettera è stata chiaramente provocata dall’indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia e traccia il cammino che la nostra Chiesa è chiamata a percorrere lungo l’Anno Santo. L’Arcivescovo muove anzitutto dalla considerazione che l’amore misericordioso e viscerale di Dio verso ogni creatura chiede di essere accolto per poi tradursi nella nostra vita in opere. Quelle che sono dette opere di misericordia, ci viene ricordato, trovano la loro sorgente nel Padre che è grande nell’amore e ricco di misericordia, un Padre che non esige sacrifici rituali, ma che desidera l’offerta del solo sacrificio di un cuore contrito. Per essere misericordiosi com’è misericordioso il Padre nostro che è nei cieli e perché le nostre opere possano qualificarsi come opere di misericordia,
è necessario che ci riconosciamo bisognosi della misericordia divina. Il primo passo allora che
l’Arcivescovo chiede a tutti noi di compiere è quello della conversione e del perdono. Scrive
infatti: “Abbiamo bisogno di perdono, di perdonarci e di essere perdonati. Siamo ancora una
Chiesa troppo ripiegata su sé stessa, che vive frammentata al suo interno e in modo autoreferenziale”
– in questo fa propria un’espressione usata spesso da Papa Francesco – per poi riprendere dicendo
“desidero che la comunità diocesana viva l’Anno Santo come un tempo privilegiato per ripuntare
il nostro sguardo su Cristo perché solo con lo sguardo fisso su Gesù e il suo volto misericordioso
possiamo cogliere l’amore della SS. Trinità”.
Detto questo, allarga il suo sguardo sulla nostra realtà e, traendo ispirazione dall’icona evangelica
del Buon samaritano, l’Arcivescovo guarda le ferite sanguinanti di tanti nostri fratelli e sorelle: i
profughi, i disoccupati, i malati, gli anziani soli e sofferenti. Non trascura di soffermarsi sui peccati
che procurano tante di quelle ferite individuandone qualcuno: un’economia depressa che non conosce
seri e competenti piani di azione volti a rilanciarla, una mentalità egoistica che non di rado è
segnata da forme di mafiosità dalle quali non riusciamo ad affrancarci, una sanità spesso incapace
di fornire un’adeguata assistenza specie ai più poveri, una politica troppo spesso in ostaggio di
interessi particolari, l’assenza di prospettive per i giovani la gran parte dei quali, anche dopo una
brillante carriera di studi, resta inoccupata o è costretta ad emigrare. Sono ferite gravi, dice il
nostro Arcivescovo, ma che possono rimarginarsi e guarire. In questa parte della lettera si concentra
su altrettante ragioni di speranza riferendosi ai tanti uomini e donne di buona volontà che nella
nostra diocesi operano nei vari campi, da quello del volontariato a quello delle professioni,
apprezzandone la grande dedizione. Vivere l’Anno Santo della misericordia come un momento
privilegiato di conversione del cuore potrà segnare in profondità la nostra vita, personale, ecclesiale
e sociale e potrà aiutarci nel superamento di quella crisi etica nella quale siamo immersi da anni
e che è tra le cause prime del diffuso malessere in cui viviamo. Scrive l’Arcivescovo: “Per questo mi
rivolgo a tutti gli uomini e le donne di buona volontà della nostra Chiesa siracusana: non lasciamoci
derubare della speranza, ma lasciamo che la luce della Resurrezione di Cristo allontani le tenebre
che sembrano prevalere. Come ci esorta il Papa, quest’Anno Giubilare ci renda più aperti al
dialogo per meglio conoscerci e comprenderci; elimini ogni forma di chiusura e di disprezzo ed
espelli ogni forma di violenza e di discriminazione”. In questo senso diventa particolarmente pregnante
l’appello che l’Arcivescovo rivolge anche ai non credenti affinché ci si possa incontrare sul terreno
di alcuni valori condivisi come quello della umana solidarietà e del bene comune. Una lunga sezione
della lettera è indirizzata ai parroci. In essa l’Arcivescovo chiede loro di valorizzare tutto il bello ed
il buono che le nostre comunità ecclesiali possiedono, affinché veramente la misericordia possa
diventare la trama che regge il tessuto della vita delle nostre comunità. Le opere di misericordia
corporali non possono non essere accompagnate da quelle spirituali: in merito l’Arcivescovo chiede
una rinnovata carità pastorale verso le famiglie in crisi. Tutti noi ben comprendiamo” – continua
l’Arcivescovo – “le ragioni della scelta del Tempio dedicato alla Madonna delle Lacrime. Il Santuario
di Siracusa sembra anche richiamare in sé le numerose chiese dedicate alla Vergine nella nostra
Diocesi e che sono come una costellazione splendente nel nostro cielo. Esse sembrano tracciare
l’itinerario di un pellegrinaggio che partendo da quello di Adonai di Brucoli, ritenuto il più antico,
si conclude nella Casa del Pianto di Via degli Orti passando per tutti i paesi della nostra Diocesi.
Un cammino che attraversa non solo il territorio, ma anche la storia della nostra Chiesa. Le lacrime
di Maria diventano così anche il segno della sua presenza materna accanto a ciascuno di noi, un
segno concreto della misericordia del Padre che da sempre vuole raggiungere ogni suo figlio attraverso
la carezza della Madre, un richiamo continuo alla nostra conversione”.
A seguire don Aurelio Russo, docente di Sacra scrittura all’Istituto teologico “San Metodio”,
ha presentato il sussidio pastorale per il nuovo anno dal titolo “Viscere di Misericordia nel
Vangelo di Luca”.
Si è dimesso l’arcivescovo di Messina
Il Santo Padre Francesco ha nominato Mons. Antonino Raspanti, Vescovo di Acireale, Amministratore Apostolico dell’Arcidiocesi di Messina Lipari Santa Lucia del Mela.
Assemblea pastorale diocesana
L‘arcivescovo di Siracusa monsignor Salvatore Pappalardo ha convocato l’Assemblea Pastorale Diocesana per oggi, giovedì 24 settembre alle ore 18.00, nella cripta del Santuario della Madonna delle Lacrime.
Sarà il vicario generale dell’Arcidiocesi, monsignor Sebastiano Amenta, a presentare la lettera pastorale dell’arcivescovo dal titolo “Grazia, Misericordia e pace”. L’arcivescovo ci chiama a percorrere il cammino dell’Anno Santo della Misericordia indetto da Papa Francesco. La lettera traccia il cammino che la nostra Chiesa è chiamata a percorrere lungo l’Anno Santo. Ci invita ad essere concreti nella vita della nostra Chiesa attraverso i gesti che compiamo, soprattutto nei confronti delle persone povere e di quelle emarginate, malate e sofferenti, affinché i segni che poniamo siano sempre all’insegna della misericordia.
A seguire don Aurelio Russo, docente di Sacra scrittura all’Istituto teologico “San Metodio”, presenterà il sussidio pastorale per il nuovo anno dal titolo “Viscere di Misericordia nel Vangelo di Luca”.