Il Papa ai giovani: non isolatevi, prossimità vuol dire felicità

Lo schermo dello smartphone per filmare magari anche un dramma rimanendo al di qua senza coinvolgersi, una specie di sipario calato sul cuore. L’happy hour da godersi “tenendosi a distanza”, la vita “distratta” presa dal lato di chi guarda senza vedere. La ricetta della felicità per tanti giovani, che dentro però sanno di “morte”, per noia e per depressione, per scelte che rendono apatici. E dalla parte opposta il dinamismo del Vangelo, lo stile di Gesù che passa, guarda la gente, si commuove, si coinvolge, tocca, ama e sana.

Mali di vivere

Francesco scruta atteggiamenti e stili di vita dei giovani, rilevando una tendenza in tanti “a lasciarsi vivere”, a stare da parte. “Intorno a noi, ma a volte anche dentro di noi – scrive – incontriamo realtà di morte: fisica, spirituale, emotiva, sociale. Ce ne accorgiamo o semplicemente ne subiamo le conseguenze? C’è qualcosa che possiamo fare per riportare vita?”. Ci sono giovani, dice, “morti perché hanno perso la speranza”, colpiti dalla depressione, “chi vivacchia nella superficialità”, chi si mette in pericolo “con esperienze estreme”, chi mendica qualche gratificazione spicciola, “chi pensa soltanto a fare soldi e a sistemarsi”, chi soffre per un fallimento personale. “A lungo andare – afferma – comparirà inevitabilmente un sordo malessere, un’apatia, una noia di vivere, via via sempre più angosciante”.

Il valore di farsi prossimi

Davanti a questi percorsi di morte interiore, Gesù indica strade di vita. Che passano, sostiene Francesco, per l’apertura agli altri, specie se in difficoltà. Se saprete farvi prossimi come prossimo si fa Cristo con la donna e il ragazzo del Vangelo, “che era morto per davvero” ed “è tornato in vita perché è stato guardato da Qualcuno che voleva che vivesse. Questo – assicura il Papa – può avvenire ancora oggi e ogni giorno”.

“Fatevi sentire”

“Se Gesù fosse stato uno che si fa gli affari suoi, il figlio della vedova non sarebbe risuscitato”, ricorda il Papa di aver sentito dire da un giovane. E conclude: “Quali sono le vostre passioni e i vostri sogni? Fateli emergere, e attraverso di essi proponete al mondo, alla Chiesa, ad altri giovani, qualcosa di bello nel campo spirituale, artistico, sociale. Vi ripeto nella mia lingua materna: hagan lìo! Fatevi sentire!”.

Alessandro De Carolis – Città del Vaticano
(Sintesi da VaticanNews)