Carlo Maria Martini. Il silenzio della parola

‘La figura del Cardinale Carlo Maria Martini continua ancora oggi a parlare a tutti, credenti e non-credenti, ma soprattutto – come amava dire Lui – a tutti i pensanti della città’. Così don Nisi Candido, direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Metodio” ha introdotto nel salone Paolo Borsellino di Palazzo Vermexio, il libro di Damiano Modena “Carlo Maria Martini. Il silenzio della parola” (edizioni San Paolo, 2013).
Un’evento, promosso dall’Istituto Superiore di Scienze Religiose “San Metodio” con il patrocinio della “Fondazione Carlo Maria Martini”.
Sacerdote della diocesi di Vallo della Lucania, in provincia di Salerno, don Damiano è colui che si è sentito rivolgere dal Cardinale la domanda: «Te la senti di accompagnarmi fino alla morte?». E così è stato, per oltre tre anni, sino alla morte del Cardinale avvenuta il 31 agosto 2012. L’autore del libro aveva conoscito Martini nel tempo in cui stava preparando la sua tesi dottorale in Teologia dogmatica, sotto la direzione di mons. Bruno Forte, presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. La tesi, discussa nel 2004, aveva indagato i fondamenti spirituali, teologici e antropologici del magistero di Martini, che era stato arcivescovo di Milano dal 1980 al 2002.
‘Nel libro si rimanda al loro successivo incontro, nel luglio 2003, a Gerusalemme – ha continuato don Nisi -. Qui il Cardinale si era ritirato dopo le dimissioni dall’Arcidiocesi di Milano nel 2002 per raggiunti limiti di età. Ma nel 2008 era stato costretto a rientrare in Italia per problemi di salute: don Damiano era già al suo fianco. La nuova dimora dei due sarà l’Aloisianum di Gallarate, in provincia di Varese, l’istituto dei Gesuiti che un tempo aveva ospitato il Filosofato ed ora accoglie soprattutto i padri anziani o malati’.
Alla presentazione del libro hanno presenziato anche Marisa Allevi e Marco De Lucchi, infermieri e fisioterapisti del Cardinale.
‘Il libro, scritto con maestria linguistica e profonda capacità di indagine interiore, attraverso episodi di vita ordinaria degli ultimi anni di Martini, racconta sulla sua visione del della fede, della cattolicità, della Chiesa, del mondo, dell’umanità – continua don Nisi candido -. Affetto dal morbo di Parkinson, il Cardinale ha messo tra parentesi quello che don Damiano
chiama il suo ‘pudore principesco’. Ma tra tutti gli effetti drammatici del Parkinson, quello che il libro mette a fuoco più da vicino è la perdita della voce: «La Pasqua 2010 segna l’arrivo del passo più difficile da fare. Consegnare alla storia il ricordo della propria voce. Farlo da morti è uno scherzo, la voce non è che parte del tutto. Farlo da vivi, farlo da uomini della Parola, è un’altra cosa» (pag. 35). Da qui anche il titolo del libro. Eppure i vari episodi di cui è colmo il libro mostrano spesso la capacità di Martini di ridere delle situazioni della vita e di ridere anche di sé: gradiva l’ironia perché manteneva uno sguardo giovane sulla realtà, sempre capace di stupirsi.Oltre alla vita ordinaria, ci sono storie uniche come quella dell’incontro in Vaticano con Papa Benedetto XVI, il 9 aprile 2011. Martini può presentare al Santo Padre le sue preoccupazioni ma soprattutto le sue speranza sulla Chiesa attuale. Quasi naturalmente l’epilogo del libro è riservato al giorno del funerale, il 1 settembre 2012, nel Duomo di Milano. È un lunedì piovoso, ma ad attendere il feretro ci sono almeno 15 mila persone, assiepate dentro e soprattutto fuori del Duomo’.