“Non è raro riscontrare nei nostri fedeli una mentalità errata per la quale alcuni o molti di loro ritengono di soddisfare al ‘precetto festivo’ solamente con la partecipazione ad un rito, la Santa Messa appunto, senza però lasciarsi coinvolgere dal Mistero celebrato: l’amore di Cristo, che ha dato la sua vita per noi e che ci chiede di amare come Lui ci ha amato! La partecipazione all’Eucarestia deve educare la comunità dei fedeli a far propri i sentimenti di Cristo Gesù: la celebrazione domenicale dell’Eucarestia è paradigma di tutta la vita della Chiesa“.
Sono le parole scelte dall’arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo in una lettera ai presbiteri della Diocesi comunicando la gioia di riaprire domenica prossima, Solennità dell’Ascensione del Signore, le chiese ai fedeli per la celebrazione dell’Eucarestia e degli altri sacramenti.
“Dopo una lunga pausa, motivata dall’emergenza sanitaria e vissuta da parte di tutti con tanta sofferenza, valorizziamo questa graduale “ripresa” per riscoprire l’importanza e la bellezza della partecipazione attiva alla vita liturgica della comunità ecclesiale. A tal fine potrebbe esserci di sprone quanto ci è riferito della prima comunità cristiana nel libro degli Atti degli Apostoli: ‘la moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuor solo e un’anima sola’ (At 4,32)”.
L’arcivescovo ha ricordato la necessità di assicurare ai fedeli anche la puntuale osservanza delle norme e delle specifiche prescrizioni igieniche, ma ha ricordato ai presbiteri di non far mancare loro “la cura pastorale perchè facciano davvero l’esperienza, gioiosa e convinta, di appartenere ad una comunità: la Chiesa, popolo santo di Dio, Corpo di Cristo. Su questo versante, credo, dobbiamo impiegare maggiormente le nostre forze“. Ed ancora: “L’espressione ‘un cuor solo e un’anima sola’ offre una bella immagine della comunità cristiana; tradotta nella concretezza delle relazioni interpersonali, diventa pure testimonianza credibile del Vangelo. Ci conceda il Signore la saggezza e la perseveranza delle nostre fatiche apostoliche!“.
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