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Chi mi ha toccato

Prendersi cura dell'altro, della vita, del creato

“La cura” è stato il tema del campo diocesano adulti di Azione Cattolica, svoltosi presso la Casa di Esercizi spirituali dei Missionari passionisti a Mascalucia il 2 e 3 settembre.

I presenti, giovani-adulti con bimbi, adulti, adultissimi si sono confrontati, prendendo spunto dal brano di Vangelo che guiderà l’anno associativo adulti 2023/2024, Marco (5,21-43) e non solo.

La mattina del sabato, dopo un momento di preghiera, padre Maurizio Aliotta, assistente unitario, ha iniziato il suo intervento sottolineando la grande fede dell’emorroissa, fede che la fa uscire dalla massa dove nessuno si distingue. Pur tra la folla lei stabilisce un rapporto con Gesù, esce dall’anonimato per toccarlo e Gesu’, per la sua fede, la salva.

Sottolinea l’ambiguità del toccare: toccare per possedere oppure desiderio di prossimità per una comunicazione autentica?

Gesù si fa carico delle colpe dell’umanità, questo è il punto culminante della sua vita.

Ci sono, peraltro, altri brani del Vangelo dai quali emerge come per tutta la Sua esistenza Gesù si sia fatto carico delle fragilità dell’umanità: nella Trasfigurazione, nella parabola della moltiplicazione dei pani e dei pesci, nel brano del buon samaritano.

Dobbiamo avere a cuore gli altri, essere sempre interessati a loro, in modo disinteressato, non nel senso di superficiale ma come frutto di un equilibrio molto delicato. E’ necessario essere solidali sempre, come stile di vita, non episodicamente, abbiamo responsabilità verso l’altro. Se Dio dimora in noi, anche noi possiamo essere dimora per gli altri.

Nei lavori di gruppo  la condivisione di quello che ha suggerito la riflessione è stata forte e ricca di emozioni.

Nel pomeriggio Grazia Pennisi, responsabile equipe nazionale MLAC ( Movimento lavoratori Azione Cattolica) e Padre Claudio Magro parroco della Chiesa Sacra Famiglia in Siracusa e Direttore dell’ufficio per i problemi sociali e del lavoro ci hanno arricchito parlando della cura del territorio e del mondo del lavoro, hanno condiviso  progetti e iniziative, esperienze e proposte, ma, soprattutto, la necessità di avere più attenzione  verso il mondo del lavoro,  verso la sicurezza sul lavoro , la ricchezza dell’esperienza nel campo, rendendoci più consapevoli che questa realtà ha bisogno di maggiori attenzioni da parte di tutti.

Quindi, si è svolta la visita al Santuario di Mompileri. Guidati dall’architetto Carmela Conticello,  abbiamo avuto modo di ripercorrere la storia, visitare il luogo del ritrovamento della statua della Madonna delle Grazie, rimasta sepolta oltre 30 anni sotto la lava (a sciara) , cosi nel sentire comune è divenuta Madonna della Sciara..

Nella serata abbiamo vissuto un momento di fraternità insieme all’AC di Catania che soggiornava nello stesso luogo, in spirito di amicizia e sinodalità.

Giorno 3 la prof.ssa Gabriella La Mendola, docente di Storia e filosofia e ricercatrice presso la Fondazione per le Scienze Religiose di Bologna, appartenente alla Famiglia Ecclesiale Missione Chiesa-Mondo, ci ha donato riflessioni ricche e appassionate sul tema del campo, partendo dai protagonisti del brano di Marco (5,21-43):

  • la folla, una presenza che pressa, che vuole vedere, toccare, sapere, curiosa ma che non fa niente di particolare, priva di personalità, di quella personalità che sa incontrare. La folla ci dà la sensazione di stabilità, ma è una folla con fede?
  • Dalla folla emergono dei volti: il padre, sicuramente giovane, stimato, integro che fa un gesto di profonda fede;
  • l’emorroissa, donna che vive una grandissima sofferenza e che con coraggio tocca Gesù, ma non come gli altri, in modo diverso, con grande fede, dietro Gesù e ai suoi piedi. Perchè il vero discepolo sta dietro Gesù!
  • I discepoli che, pur avendo ricevuto più degli altri, a volte, non capiscono o, comunque, capiscono meno degli altri. Questo vale anche per noi che, talvolta, con poca umiltà, crediamo di essere piu’ vicini degli altri al Signore.

Non smettiamo mai di essere le sue pecore, sempre bisognosi di avere un pastore che si prende cura di noi. Così da poterci  prendere cura degli altri.

Noi siamo innestati nella vita trinitaria, in Gesù, e il Padre, quando vede noi, vede Suo Figlio.

In questa vita d’amore, sono  importanti la nostra volontà, la nostra passione, i nostri sforzi,  ma prima dobbiamo essere innestati in Cristo.

Lasciamo che Cristo si prenda cura di noi!

Toccati da Gesù, tocchiamo gli altri, dopo aver sperimentato la misericordia di Dio  possiamo capire l’altro. Potremo, allora, diventare persone e comunità che si prendono cura, far sentire all’altro che ci possiamo aiutare reciprocamente.

I lavori si sono conclusi con un saluto ed un invito della Presidente diocesana che ha affidato ai presenti quattro verbi, per vivere in pienezza il cammino associativo ed assembleare: ringraziare, per quanto vissuto, accompagnare la vita delle persone a noi affidate, rispondere, con senso di fiducia e responsabilità alla chiamata del Signore, perché la scelta associativa è prima di tutto una scelta vocazionale ed infine, camminare insieme, per far sì che l’Azione cattolica diventi sempre più palestra di sinodalità.

Con la S. Messa, lo scambio simbolico di un segno di affetto e il pranzo, insieme all’AC di Catania, si è concluso il campo diocesano, una bella esperienza di chiesa!!

 

Don Maurizio Aliotta, Assistente Diocesano di AC, e Dalila Ardito, Incaricata AC Regionale per il Settore adulti, hanno parlato di speranza agli adulti di AC della nostra Diocesi

“La vita InAttesa”: il Campo Adulti dell’Azione Cattolica della diocesi

Cristo è la nostra speranza. Re-Sperare è vivere

La Speranza è stata la parola chiave del Campo Adulti dell’Azione Cattolica diocesana che si è svolto al Santuario di Monte Carmelo a Villasmundo. Circa 70 adulti provenienti dalle parrocchie della Diocesi di Siracusa si sono confrontati ed hanno riflettuto sul tema delle due giornate.

Durante la prima giornata :

  la Presidente diocesana dell’Azione Cattolica Valeria Macca ha sottolineato che: “Il tema del campo cioè quello della speranza, anticipa quello del prossimo anno associativo. Esso si lega anche al Vangelo di Matteo, che mediteremo quest’anno. Ma cosa c’entra la speranza, come virtù teologale, con l’annuncio, dopo la Resurrezione? Eccome se esiste un legame! Quando tutto, con la morte di Gesù, sembra perduto, Lui appare ai suoi discepoli e prova a ricordare a quegli uomini spaventati e disorientati, che sono chiamati a raccontare la bellezza di un incontro. Dobbiamo avere il coraggio di allargare gli orizzonti e raccontare la speranza. Sembra difficile ma il Signore ci ha detto di non avere paura perché Lui sarà con noi tutti i giorni! Viviamo questi giorni con questo spirito e con questa certezza. Buon cammino”. Lo specifico della speranza per i cristiani è la sua fondazione cristologica: “Cristo è la nostra speranza”. Allora, per i cristiani cosa significa sperare?”

L’assistente unitario Don Maurizio Aliotta nella sua riflessione ha detto: “Lo specifico della speranza per i cristiani è la sua fondazione cristologica: “Cristo è la nostra speranza”. Allora, per i cristiani cosa significa sperare? I cristiani, cittadini di questo mondo, condividono attese e delusioni comuni a donne e uomini nel loro tempo. Le attese, però, sono vissute alla luce della promessa della venuta del Regno. Da qui la domanda su come comprendere oggi le promesse del Regno, formulate da Gesù! «Ma come si potrà parlare – duemila anni dopo la testimonianza di Gesù di un regno di Dio a portata di mano e già presente tra i credenti?» In qualche modo lo stesso Gesù suggerisce la risposta suggerendo la dinamica della crescita del Regno (cfr. Mc 4,30-33 e par.; in part. cfr. Mt 17,20 e par.). Speriamo a partire dai nostri bisogni e desideri, ma vi è pure una eccedenza dell’iniziativa di Dio, che caratterizza la speranza cristiana, che si manifesta nel non perdere la speranza anche nelle situazioni in cui non sembra esserci possibilità di speranza. Inoltre, stando a San Paolo, credere sperare e amare sono i tre momenti dell’unico atto di ricezione della grazia che ci salva. L’uomo giustificato «vive di fede», infatti nella fede l’uomo riceve il dono della giustificazione (Rm 3-4); Nella speranza, poi, è anticipata la salvezza futura (Rm 8, 23-25.31-38; 5, 5-11; cfr. Ef 1, 13-14); Nella carità culmina e si ricapitola l’esistenza cristiana, guidata dalla legge interiore dello Spirito (Gal 5, 1.6.13-14; Rm 13, 9-10; 1Cor 13, 1-13; Col 3, 14). Discepoli di Gesù: segno di speranza accanto a chi non ha speranza, «pronti sempre a rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in noi» (cfr. 1 Pt 3,15). “Testimoni di speranza” significa stare accanto, nella modalità giusta. Importante è il come, suggerito in un recente libro di Paola Bignardi: «L’esperienza della prova costituisce una frattura esistenziale dolorosa, ma generativa […] e si tratterà di una risorsa preziosa per una nuova pedagogia delle fede: perché, come Chiesa, invece di appoggiarsi in maniera strumentale e interessata sulle macerie dell’umano, si accetti di abitare in modo autenticamente umano le fatiche della vita. Lì germoglierà il senso cristiano del vivere e dello sperare, del lavorare e del fare festa, del patire e del gioire»”.

Nella seconda giornata abbiamo avuto la presenza di Dalila Ardito Incaricata Regionale del settore adulti di Azione Cattolica.

Nella sua riflessione Dalila ha parlato di tre aspetti fondamentali: Contemplare, Sperare e Prendersi Cura. “Quando tutto sembrava finito – dichiara Dalila -, Gesù appare ai discepoli per indicare nuovamente l’orizzonte della loro missione. Egli prova a ricordare a quegli uomini disorientati che sono stati chiamati a togliere gli ormeggi delle loro paure, per andare a raccontare al mondo intero la novità e la bellezza di una vita vissuta alla sequela del Signore. Il Vangelo di Matteo ricorda a ciascuno di noi che dobbiamo attrezzarci per solcare strade nuove e pensieri rinnovati, per poter consegnare un tesoro prezioso. L’invito rivolto da Gesù ai discepoli di ieri continua a riecheggiare nella Chiesa di oggi: avere il coraggio di allargare gli orizzonti e di percorrere ogni angolo del nostro paese per raccontare una speranza nuova. Sembra essere un progetto ambizioso e, a tratti, utopico, ma non lo è se ci ricordiamo che il Signore ci ha detto: «io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

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Ritroviamoci, soffermiamoci, guardiamo all'essenziale

Ritiro del Settore Adulti di AC

 

La Trasfigurazione è un’esperienza senza dubbio straordinaria, unica. Insieme pregheremo e ascolteremo la Parola, come ci invita a fare il Padre. “Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!”

 

Vi aspettiamo!

 

 

Un sito, luogo di conoscenza e scambio

E’ on line il nuovo sito dell’Azione Cattolica diocesana.

Vi raggiungiamo nel giorno dell’inizio dei lavori della XVII assemblea nazionale elettiva, che si terrà in modalità telematica fino al 2 maggio – spiega il presidente Valeria Macca -. Dopo un anno di lavoro siamo finalmente on line! Perché, vi chiederete dare tanto risalto ad una notizia così ? Come Azione Cattolica diocesana abbiamo sperimentato, soprattutto in questo ultimo anno, l’importanza di mantenere vive le relazioni, anche attraverso gli strumenti informatici, per creare rete tra le associazioni parrocchiali ed il centro diocesano, per far conoscere le iniziative di altre Diocesi e poter meravigliarsi della bellezza che attraversa le nostre realtà“.
Un sito sempre aperto alle novità che arrivano dai territori che può diventare laboratorio creativo. “Avere un sito non è solo una questione di pubblicità o di visibilità; per noi è un modo per avere un “luogo” di informazione, di conoscenza, di scambio, per fare sentire l’AC vicina ai singoli aderenti, anche quelli che, per motivi vari, non possono partecipare alle singole attività. Vorremmo che il nostro sito si arricchisse delle esperienze delle singole realtà parrocchiali: sappiamo bene quanta ricchezza ci sia nelle singole associazioni territoriali di base, quante attività, incontri, occasioni formative vengano fatte: a volte sono condivise, conosciute; altre volte, non si conoscono neanche ed, invece, sarebbero linfa vitale per quanti sono ancora all’inizio di un cammino o si stanno vivendo un momento di scoraggiamento e delusione. Vi invitiamo a seguirci, a visitare il nostro sito, il cui dominio è http://azionecattolica.arcidiocesi.siracusa.it, a farci pervenire le vostre iniziative, i vostri commenti, insomma ad aiutarci, anche attraverso questo strumento, a vivere in pienezza la nostra associazione“.

E’ presente oltre alla sezione notizie, anche la sezione appuntamenti e poi la videogallery. Naturalmente il ricco menu contiene tutte le informazioni sui diversi settori dell’Azione cattolica.

E si comincia da subito: “In questi giorni, nei quali si svolgerà l’assemblea elettiva nazionale, cercheremo, attraverso una sorta di “diario di bordo”, di farvi partecipi dell’esperienza che, come delegati vivremo insieme a tutte le altre diocesi italiane, per essere davvero “popolo numeroso e fecondo” nelle nostre città“.

Programmazione

Assemblea ordinaria elettiva

 

Siracusa, 9 febbraio 2020

Bozza documento programmatico 2020/2022

“Ho un popolo numeroso in questa città”

 

Introduzione

L’Azione Cattolica Italiana desidera rispondere all’invito, formulato da Papa Francesco il 30 Aprile 2017, di “essere popolo di discepoli-missionari che vivono e testimoniano la gioia di sapere che il Signore ci ama di un amore infinito, e che insieme a Lui amano profondamente la storia in cui abitano”, con lo stile della sinodalità, del camminare insieme ai pastori e a tutto il popolo di Dio.

Quello che ci chiediamo, in una società ed in un mondo in continuo cambiamento, è quale volto possa assumere l’Azione Cattolica della nostra Diocesi, su cosa debba continuare a scommettere; cosa deve, invece, lasciarsi alle spalle, per evitare la mediocrità, per non correre il rischio di vivere con tiepidezza il servizio a Cristo ed alla Chiesa.

La verifica

É proprio con questo spirito critico che occorre partire per verificare quanto sia stato fatto e quanto ancora ci sia da fare.

La storia dei 150 anni dell’ACI ci ha portato alla riscoperta delle nostre radici, della scelta religiosa, dell’impegno educativo a tutti i livelli, della santità incarnata nel quotidiano, della scelta democratica e di quella missionaria.

É, infatti, con questo spirito che sono stati vissuti i momenti assembleari diocesani e parrocchiali, gli incontri dei consigli e delle presidenze, le giornate diocesane, i campi scuola, i week end formativi: occasioni privilegiate per vivere e sperimentare la bellezza dell’essere Chiesa e dell’essere associazione con radici piantate in un terreno fertile, ma con ali pronte a spiccare il volo, pur con la consapevolezza che avremmo potuto librarci molto più in alto di quanto, ahimè, non siamo stati capaci.

A volte, abbiamo perso la passione per l’uomo e per la Chiesa, ci siamo lasciati imprigionare dai troppi impegni, siamo stati chiusi ed autoreferenziali.

Le scelte fondamentali

Ci guideranno, in questi anni, tre orizzonti, quello dell’identità associativa, della scelta religiosa e quello della fraternità.

 

Identità associativa

Cosa significa puntare sull’identità associativa? Cosa significa, a 50 anni dall’entrata in vigore del nuovo Statuto, riscoprire per l’AC siracusana, la scelta religiosa?

Significa, innanzitutto, ritornare alle origini per continuare a servire la Chiesa e la società, con rinnovata passione.

Ritornare alle origini, allo stile dei fondatori e ai nostri documenti costitutivi sono i percorsi da scegliere per interrogarci sulla nostra vita, come singoli e come associazione, per riscoprire l’essenzialità della chiamata a un servizio coraggioso e gratuito. A cinquant’anni dalla stesura dello Statuto associativo è ancor più necessario riscoprire il marchio identitario impresso nell’articolo 1: “L’Azione cattolica italiana è un’associazione di laici che si impegnano liberamente, in forma comunitaria e organica e in diretta collaborazione con la gerarchia, per la realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa”.

Siamo donne e uomini liberi chiamati ad edificare il Regno di Dio in Terra; aderire all’Azione Cattolica non è un atto imposto o moralmente vincolante ma è una scelta di amore da parte di chi, contagiato da Cristo, abbraccia la vita missionaria per annunciare il Vangelo ad un mondo in continuo cambiamento, testimoniando con la propria vita il Primato dell’Amore, con semplice autenticità.

Vivere l’identità associativa non significa costruire muri o solcare confini per sottolineare la differenza tra noi soci stessi o con le realtà circostanti: non è positivo cadere nella rassicurante trappola di considerare l’Azione Cattolica Italiana una casa per pochi da esaltare tra segni distintivi e religiosità dell’apparenza. L’identità va interpretata non come limite ma come cooperazione con il mondo circostante, in collaborazione con tutto il Popolo di Dio e coi vari carismi che operano nella Chiesa e nella società. Noi soci di Azione Cattolica dobbiamo essere capaci di abbattere i muri e le barriere di indifferenza, di odio e di egoismi per scoprire la nostra identità nella vocazione a camminare coi fratelli e con le sorelle verso l’unica strada che ci conduce al Padre.

Sogniamo una Azione Cattolica che sia sempre più vicina alle esigenze delle persone, alla loro vita, ai loro bisogni concreti, perché la nostra è una fede incarnata, è la fede di un Dio fattosi carne, uomo come noi, per accogliere su di sé la nostra condizione umana, ad eccezione del peccato. Diventa una priorità, pertanto, pensare e progettare esperienze che rispondano davvero ai desideri ed ai bisogni di adulti, giovani e ragazzi.

La libertà di essere figli amati e l’autenticità della testimonianza di ciascuno doneranno la pazienza del servizio, di formare gli amici che il Signore ci farà incontrare lungo il percorso associativo ma, ancor prima, l’umile pazienza di formarsi: “una coscienza missionaria legata alla vita di ogni giorno ha bisogno di grande cura sul piano formativo […]. Occorre dunque la formazione a una vita cristiana missionaria nel mondo attraverso le parole della vita”1. Non dobbiamo mai dimenticare che la nostra associazione è una casa di formazione per ciascuno dei suoi membri, non solo per i più piccoli dell’articolazione ACR ma per ogni giovanissimo, giovane e adulto. La forma comunitaria che l’associazione si impone diventi la base formativa per i soci; i grandi insegnino ai più giovani a camminare sui passi del Vangelo, mostrando loro, in uno scambio amorevole tra generazioni, quanta strada la nostra associazione ha già fatto e invitandoli ad andare avanti non cadendo negli errori del passato. I giovani e i piccoli diano slancio e vigore all’intera associazione, custodi del senso dell’Azione; spetta a loro infatti impedire di trasformare l’azione in atrofia. La struttura democratica della nostra associazione è fondamento di partecipazione ed impegno, garantendo la cooperazione tra generazioni al suo interno. Occorre pertanto impegnarsi per agevolare questo scambio funzionale tra adulti, giovani e ragazzi: ci occuperemo dunque di stimolare incontri unitari, sia diocesani che parrocchiali, per permettere a tutti i soci di respirare a pieni polmoni aria di famiglia con tutti i membri; i giovani siano stimolati a partecipare attivamente alla vita associativa e gli adulti li accolgano sotto le proprie ali protettrici per sostenerli in questo percorso di crescita associativa: solo formando nuove generazioni possiamo garantire un futuro prospero alla nostra associazione.

Ci impegniamo a collaborare in stretta sinergia con le parrocchie per la formazione dei soci affinché ognuno sia messo nelle condizioni di aderire o rinnovare il proprio “Sì” perché consapevole della grande e dolce eredità dell’Azione Cattolica. Le equipe diocesane siano collante tra il centro diocesano e le parrocchie: è opportuno che nel corso del triennio vengano organizzati incontri formativi con i consigli e i gruppi parrocchiali per cementificare la collaborazione tra diocesi ed associazioni territoriali di base. Non mancherà sicuramente la diretta collaborazione tra Consiglio diocesano e parrocchie, specialmente nei momenti di crisi o di maggiore difficoltà.

Ci impegniamo inoltre a mantenere gli appuntamenti formativi diocesani già sperimentati nel corso di questi ultimi anni: campi estivi diocesani, EduCare e presentazione dei cammini formativi. Ci impegniamo a rinnovarli di anno in anno per renderli compatibili con le esigenze dei tempi e delle realtà parrocchiali, con uno sguardo verso la ricerca di nuovi percorsi formativi e di collaborazione. E’ opportuno sperimentare una formazione rivolta ai genitori dei ragazzi affinché l’esperienza associativa diventi un momento di contagio per le famiglie.

Quali altre necessità nel nostro territorio e per i nostri soci? Dobbiamo favorire, più di quanto sia stato fatto finora, la creazione di realtà interparrocchiali o cittadine, in quelle associazioni parrocchiali troppo piccole, dove si perderebbe lo spirito di confronto, senza mai rinunciare all’identità ed al legame con la propria parrocchia.

L’AC deve essere sempre più capace di essere dentro la vita delle persone, con un’attenzione che passa dalle piccole cose, come la flessibilità per gli orari e i luoghi delle riunioni, che rispondono alle esigenze diverse secondo le differenti fasce d’età ed impegni lavorativi; i campi scuola, i ritiri e gli incontri di formazione siano a misura di famiglia, non dimenticando la carità, per poter essere Chiesa tra le case degli uomini.

 

Scelta religiosa

Il nucleo duro della scelta religiosa nell’AC affonda le sue radici nella consapevolezza che siamo discepoli del Signore che ci ha salvati e ci ha resi suo unico corpo, fratelli fra di noi e figli dell’unico Padre; riconoscendoci tali diventiamo lievito di accoglienza per la nostra società.

“Scelta religiosa” significa, per dirla come Papa Francesco, aiutare nelle periferie esistenziali. L’attenzione alla persona e alla sua crescita cristiana caratterizza tutta la tradizione dell’Azione Cattolica. L’AC “offre ad ogni persona, con la partecipazione alla vita associativa, un accompagnamento finalizzato alla crescita di una matura coscienza umana e cristiana, grazie a percorsi permanenti, organici e graduali, attenti alle diverse età, alle condizioni e agli ambienti di vita, ai diversi livelli di accoglienza della fede” (Statuto Aci, art. 13.1). Laici radicati “semplicemente” nel Battesimo: questo è il CUORE del carisma di un aderente.

Ciò significa riconoscere le cose superflue, che nella nostra vita cristiana offuscano questo percorso; significa comprendere che vivere la Parola, l’Eucaristia, la domenica, la vita sacramentale, la preghiera sono l’essenziale per vivere da discepoli. Attingendo forza dal nostro rapporto col Signore potremo essere di conforto a quanti vivono in situazioni di povertà materiali e potremmo essere sempre più aperti alla condivisione non solo di beni materiali, ma anche del tempo.

E’ importante sentirsi sollecitati dalle periferie emergenti, dalle “famiglie ferite”. Questi nostri fratelli che, per un motivo o per un altro, hanno vissuto il fallimento del loro progetto di vita matrimoniale, hanno in noi bisogno di sentire la tenerezza di Dio Padre che va “in cerca della pecora perduta” e fascia “quella ferita” (Ezechiele 34, 16). “Scelta religiosa” significa capire che il “fare” nasce dalla consapevolezza dell'”essere”, in particolare “essere figli di Dio, amati e destinatari della sua provvidenza”. Da ciò discende la necessità per ciascuno e per tutta l’associazione di accogliere l’altro come riflesso del volto di Cristo, di entrare tra le trame del tessuto naturale di tutti i giorni rispondendo ciascuno nel proprio ambito, nella concretezza della propria situazione di vita, con riferimento alla propria età e capacità: essere discepolo del Signore “qui e ora”. Le singole associazioni territoriali di base potrebbero far tesoro delle esperienze di centri d’ascolto, di mense, di centri d’accoglienza di senza tetto e dare spazio alla creatività per nuove forme.

Vivere il Battesimo significa essere testimoni e missionari nella vita di ogni giorno. Oggi siamo consapevoli che la missione costituisce una nuova urgenza: è una tentazione pensare di essere inabili alla missione; tutti siamo chiamati ad uscire dalle nostre sicurezze, dalle nostre abitudini, dalle nostre comunità, per essere missionari dell’amore del Signore. “Laici cristiani esperti nella splendida avventura di far incontrare il Vangelo con la vita e di mostrare quanto la ‹‹bella notizia›› corrisponda alle domandeprofonde del cuore di ogni persona e sia la luce più alta e più vera che possa orientare la società nella costruzione della “civiltà dell’amore”. (Giovanni Paolo II – Assemblea Straordinaria dell’Aci – 8 settembre 2003). La scelta religiosa risponde all’esigenza di tenere insieme “vita e fede”, “mondo e Chiesa”: “come l’anima è nel corpo così nel mondo sono i cristiani” (Lettera a Diogneto).
In questo equilibrio fra il massimo nella vita spirituale, che ci spinge ad impegnarci, ed il massimo delle potenzialità che il Signore ha donato a ciascuno di noi, ci è dato vivere la scelta religiosa che ci apre alla missione.

 

Fraternità

Questa è la vera sfida dell’AC di oggi e di sempre: saper essere accanto al fratello non solo nei momenti belli o quando si pensa allo stesso modo, ma anche nei momenti tristi; avere il coraggio di esserci, saper dialogare in modo costruttivo, per “fare insieme”, accettando la diversità, il conflitto, per trovare un punto d’incontro per crescere e andare avanti.

Abbiamo un grande bisogno, come ha ribadito il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di riscoprire e rilanciare le ragioni del nostro stare insieme, del nostro essere una «comunità di vita», del nostro camminare gli uni a fianco degli altri.

Papa Francesco ci insegna che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire, di fare progetti, non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà. Un dialogo fatto di presenza, di sguardi, non di messaggi attraverso i social, che ci permetta di capirci meglio e di chiarire incomprensioni, per portare avanti, non solo a parole, obiettivi e propositi.

Dobbiamo essere aperti al mondo, pieni di passione per la Chiesa e per la società, perché qui viviamo e perché ogni essere che abita sulla Terra è nostro fratello.

I tempi cambiano e anche noi, come cittadini, cristiani e soci di AC dovremmo cambiare il nostro modo di vivere la Parola alla luce del Vangelo e delle priorità dei giorni d’oggi.

Il nostro è un tempo che ha molto bisogno di recuperare il valore e il significato del sentirsi popolo e prendersi cura dei problemi e delle sfide dei nostri territori e delle nostre comunità, di vivere insieme, nell’amore di Dio, per trovare e dare senso alle nostre azioni, per donare gioia e sollievo agli altri. E’ tempo che l’AC diocesana si faccia costruttrice di alleanze tra le generazioni, perché attraverso questo aiuto intergenerazionale possiamo andare avanti e crescere come una famiglia e si impegni al di là delle alleanze sulle tematiche pastorali ed ecclesiali, ad individuare soggetti con i quali progettare insieme a favore della legalità, della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, soprattutto nella nostra realtà diocesana in cui è presente un sistema industriale pervasivo del territorio.

Dobbiamo andare oltre la semplice partecipazione, per raggiungere il livello di una vera e totale corresponsabilità. Fraternità non è un concetto ma un modo di vivere, e di vivere da cristiani.

Siamo chiamati ad incarnare sempre più l’Azione cattolica «lungo le strade delle città, dei quartieri e dei paesi» e a sentire forte «la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo» (papa Francesco, Discorso all’AC, 30 aprile 2017). Rivediamo, allora, il senso profondo della parola “fraternità” attraverso il desiderio di condividere la vita delle persone, le gioie, i sogni, le sofferenze e le difficoltà, per discernere i segni dei tempi e riuscire a dialogare in maniera costruttiva con chi la pensa diversamente da noi, maturando la capacità di costruire alleanze e di recuperare il valore e il significato di sentirsi popolo e prendersi cura insieme dei problemi e delle sfide dei nostri territori e delle nostre comunità.

Ecco perché «è ancora e sempre importante» insistere sul valore dell’unitarietà dell’associazione. Inoltre è necessario creare «alleanze nel lavoro», «alleanza tra scuola e famiglie, tra scuola e agenzie educative».

Quest’attenzione al territorio e alle persone che lo abitano non potrà esimerci dall’interessarci delle scelte politiche che lo determinano e quindi diventa così prioritario proporre momenti di riflessione pubblica che attenzionino proposte credibili finalizzate al bene comune e al rispetto del creato.

E’ necessario costruire alleanze tra chi arriva nella nostra Diocesi per fuggire dalla fame, dalla morte e dalla persecuzione e chi deve lottare con la paura, l’ignoranza, l’indifferenza, per aprirsi a un’autentica accoglienza. Non da ultimo l’alleanza tra laici e presbiteri, tra il gregge e i pastori, tra parrocchie, parroci e diocesi, tra movimenti e aggregazioni. Tutte alleanze che nascono dal sapersi parte di un unico popolo, di un solo corpo.

Ci guidino nel nostro cammino l’amore e la fedeltà a Cristo Gesù, l’intercessione della Madonna delle Lacrime e la consapevolezza di essere parte della Chiesa universale nel servizio della Chiesa di Siracusa.

Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi!

Atto normativo diocesano

ATTO NORMATIVO DIOCESANO

PREMESSA

Perseguendo le finalità delineate dallo Statuto dell’Azione Cattolica Italiana l’Associazione diocesana di A.C. avverte l’esigenza di mettersi a servizio dell’Arcivescovo per una collaborazione attiva e si inserisce nel progetto pastorale di volta in volta delineato secondo alcune direzioni fondamentali:

1)- Formazione costante, da parte del Centro Diocesano di tutti gli aderenti ed in particolare dei responsabili parrocchiali;
2)- Presenza “umile” (cfr premessa Statuto del 1969) ma corresponsabilmente creativa e propositiva che valorizzi l’essere associazione, permetta di instaurare relazioni personali autentiche e sia capace di far sperimentare l’essere Chiesa Diocesana;
3)- Attuare i piani pastorali diocesani nella programmazione associativa;
4)- Offrire da laici una testimonianza evangelica nell’ordinario della quotidianità;
5)- Vivere la comunione, “per la globalità della missione della Chiesa” trovando forme di collaborazione con le varie attività sostenute dagli uffici pastorali diocesani, in particolare tradurre in forme concrete la collaborazione con la Caritas, partecipare propositivamente ai Consigli pastorali, diocesano e parrocchiale, alla Consulta laicale.
L’A.C. consapevole del senso della diocesanità come servizio legato alle indicazioni del proprio pastore, sa che nella parrocchia la Chiesa vive il momento più proprio di radicamento nel territorio, perché è nella parrocchia che si verifica il contatto quotidiano con le persone e i problemi vivi di quel determinato territorio e in esso si verifica la possibilità di operare apostolicamente in modo diretto e concreto. L’Associazione sente pertanto il dovere di spronare i propri soci a riappropriarsi della parrocchia intesa come comunità che lavora in un determinato territorio e si relaziona con le realtà che vi insistono per aprirsi alla vita della comunità diocesana.
L’Associazione diocesana è chiamata a svolgere attività di incoraggiamento alle associazioni parrocchiali perché sappiano sviluppare un lavoro di conoscenza di tipo non solo sociologica, ma anche sapienziale, del proprio territorio nel quale realizzare l’annuncio del messaggio di Cristo
Attraverso un impegno intenso di formazione adeguata l’Associazione sente la necessità di prendere ancora una maggiore consapevolezza dei valori che l’A.C.I. incarna e in particolare delle scelte operate circa l’ecclesialità, la laicità, l’unitarietà e organicità, la collaborazione diretta con la gerarchia.
Nella sua dimensione laicale l’A.C. diocesana si impegna ad aiutare i propri aderenti a vivere la concretezza della loro vita alla luce dello Spirito Santo, affinché il suo frutto permei la vita tutta, da quella familiare a quella sociale.
L’ascolto della Parola, la liturgia, la partecipazione quotidiana all’Eucaristia devono essere l’anima di una vita spirituale che si sostiene anche di scelte coerenti per la realizzazione della chiamata alla santità.
L’A.C. diocesana vuole favorire lo spirito di corresponsabilità ecclesiale e sociale attraverso l’esercizio della partecipazione democratica a tutti i livelli.

 

ARTICOLI

Art. 1 COSTITUZIONE

1.1 E’ costituita l’Associazione privata denominata “Associazione Diocesana di Azione Cattolica della Diocesi di Siracusa”.
1.2 L’Associazione riunisce tutti i laici che nella diocesi aderiscono all’Azione Cattolica Italiana vivendone l’esperienza in una delle associazioni parrocchiali o interparrocchiali o in un gruppo parrocchiale o in uno dei suoi movimenti.

1.3 La sua sede è in Siracusa, Piazza Duomo n.5
1.4 L’Associazione Diocesana si pone sotto la protezione della Madonna delle Lacrime e di Santa Lucia.

Art. 2 FINALITA’

2.1 L’Associazione diocesana persegue le seguenti finalità:
a)- promuovere la formazione personale e comunitaria dei suoi aderenti per corrispondere alla universale vocazione alla santità;
b)- accrescere la formazione per una sempre maggiore partecipazione alla missione evangelizzatrice della Chiesa;
c)- offrire alla Chiesa diocesana il proprio specifico contributo per un laicato adulto nella fede per la crescita nella comunione della comunità ecclesiale diocesana e per la testimonianza del Vangelo nella concretezza della situazione storica. A tal fine, memore della storia e della tradizione siracusana, ricca di testimoni credibili e martiri della fede, consapevole altresì del segno profetico delle lacrime di Maria, intende da un lato privilegiare, nel rispetto della identità associativa, la pastorale familiare e vocazionale, dall’altro, riaffermare la reale attualità della scelta religiosa.
d)- porsi al servizio delle Associazioni Parrocchiali, interparrocchiali, dei gruppi parrocchiali e dei Movimenti, per la crescita delle comunità parrocchiali nella fede e nella comunione e dei propri aderenti nell’impegno della formazione cristiana delle loro coscienze in modo che riescano ad impregnare dello spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti sociali.

Art. 3 COLLEGAMENTO

3.1- L’Associazione diocesana di Azione Cattolica è parte dell’unica Associazione Nazionale dell’Azione Cattolica alla cui vita contribuisce attraverso la propria esperienza associativa.
3.2-Essa, per sua natura, tende a collegarsi con altre Associazioni, Gruppi e Movimenti che operano in Diocesi dando vita a vincoli di solidarietà e di reciproco sostegno formativo, culturale ed economico.

Art. 4 ADESIONE

4.1 L’adesione è l’atto personale con cui si esprime l’impegno ad appartenere all’Azione Cattolica Italiana, di accettarne le finalità e di contribuire alla loro realizzazione.
4.2 L’adesione è accolta dal Consiglio diocesano direttamente o tramite il consiglio parrocchiale o interparrocchiale, che ha l’onere di rendere consapevole il richiedente dell’impegno e dei doveri assunti.

4.3 L’adesione deve essere confermata annualmente da parte del socio e dell’Associazione.
4.4 Il Consiglio diocesano, in conformità alle direttive emesse dalla Presidenza Nazionale, annualmente stabilisce i termini e le modalità entro cui devono completarsi le operazioni di adesione.

4.5 Il Consiglio diocesano, su proposta del Consiglio parrocchiale o interparrocchiale, o nei casi gravi di propria iniziativa, delibera l’esclusione del socio quando risultano meno le condizioni previste dalle norme di appartenenza all’Associazione. La decisione deve essere assunta motivatamente e previo contraddittorio con il socio interessato.

Art.5 PARTECIPAZIONE

5.1 Partecipa all’Azione Cattolica chi responsabilmente interviene nei luoghi e nei momenti in cui si costruisce la vita associativa e contribuisce direttamente a determinare le scelte e i responsabili secondo quanto previsto nello Statuto e nel Progetto formativo nazionale.

5.2 La partecipazione può avvenire per un anno anche attraverso la formula “simpatizzanti” la quale tende a preparare l’adesione.
5.3 La partecipazione comporta l’obbligo, ad esclusione dei simpatizzanti, di corrispondere la quota annuale di tesseramento, la possibilità di abbonarsi alla stampa associativa nazionale e diocesana, alla quale ogni aderente può collaborare con contributi di riflessione, di esperienze e di critica a livello personale e di gruppo.

5.4 La partecipazione comporta l’impegno a ricoprire con continuità la carica che l’aderente ha accolto.

Art. 6 L’ESERCIZIO DEL DIRITTO DI VOTO

6.1 Il diritto di voto è personale e può essere esercitato da ciascun socio regolarmente tesserato.
6.2 L’esercizio del diritto di voto non può essere delegato salvo per i casi stabiliti esplicitamente dal Consiglio diocesano.

6.3 Ad ogni aderente che abbia compiuto il 14° anno di età compete il diritto di voto.
6.4 Sono eleggibili i soci che abbiano compiuto il 18° anno di età.

Art. 7 CONTRIBUTI ASSOCIATIVI

7.1 Il socio ha il dovere di corrispondere annualmente la quota associativa prevista dall’Associazione Nazionale e la quota diocesana stabilita dal Consiglio Diocesano. I termini di corresponsione sono stabiliti dal Consiglio diocesano.
7.2 La partecipazione comporta inoltre l’opportunità di contribuire anche alle spese che la Associazione, ai vari livelli, ordinariamente sostiene per le proprie attività e particolarmente per la formazione dei responsabili.

7.3 Ogni aderente, associazione o gruppo, che partecipa alle spese di cui al precedente comma ha il diritto di conoscere il bilancio preventivo e il conto consuntivo.

Art. 8 ARTICOLAZIONE

8.1 L’Associazione diocesana si articola in:
a)- Associazioni Parrocchiali;
b)- Associazioni interparrocchiali;
c)- Gruppi Parrocchiali; Gruppi interparrocchiali. d)- Movimenti diocesani di A.C.

8.2 L’Associazione riunisce i giovani e gli adulti in due settori e i bambini e i ragazzi nell’Azione Cattolica dei Ragazzi.

Art. 9 ORGANI DELL’ASSOCIAZIONE DIOCESANA

9.1 Sono organi dell’Associazione diocesana:
a)- L’Assemblea diocesana, costituita dai componenti la Presidenza e il Consiglio diocesano, dai componenti i Consigli parrocchiali o interparrocchiali, dai Responsabili dei gruppi parrocchiali, dai delegati delle Assemblee parrocchiali, dai due Segretari del Msac e dal Segretario del Mlac.; per quanto riguarda i Responsabili diocesani della FUCI, del MEIC e del MIEAC la loro partecipazione è regolata da quanto è stabilito dal Centro Nazionale.
Le Associazioni territoriali di base eleggono due delegati, oltre il Presidente parrocchiale, fino a cento aderenti, tre delegati, oltre il Presidente, oltre i cento aderenti. I delegati eletti rappresentano i Settori cui non appartiene il Presidente.

b)- Il Consiglio diocesano i cui membri, in numero di dodici, vengono eletti dall’Assemblea: quattro per ciascun settore e per l’articolazione ACR. Fanno parte del Consiglio i Segretari diocesani del Msac e del Mlac.
b.1- I consiglieri eletti possono cooptare tre consiglieri con diritto di voto.

b.2- Possono far parte del Consiglio diocesano, senza diritto di voto, aderenti impegnati in gruppi specifici di lavoro e una coppia di sposi;
c)- La Presidenza costituita dal Presidente diocesano, da quattro Vicepresidenti, due per ciascun settore, dal Responsabile diocesano dell’Azione Cattolica dei Ragazzi, dal Segretario e dall’Amministratore;

d)- Il Presidente, nominato dall’Arcivescovo, su proposta del Consiglio.
9.2 Tutti i membri degli Organi diocesani e parrocchiali, eletti o nominati, durano in carica tre anni e possono essere rieletti o nominati per un ulteriore triennio.

Art. 10 ATTRIBUZIONI DELL’ASSEMBLEA DIOCESANA

10.1 All’Assemblea diocesana, oltre ai membri di diritto, possono partecipare tutti i laici che nella diocesi aderiscono alla Azione Cattolica Italiana e abbiano compiuto il 14° anno di età. Anzi ogni aderente deve essere coinvolto sui problemi e sulle scelte che riguardano la vita associativa.

10.2- L’Assemblea è convocata in via ordinaria almeno una volta l’anno su proposta del Presidente dal Consigli diocesano e in via straordinaria ogni qual volta il Consiglio diocesano lo delibera a maggioranza assoluta dei suoi componenti.

10.3 L’Assemblea diocesana decide il programma annuale dell’Associazione in conformità alle direttive dell’Associazione nazionale e del Piano Pastorale dell’Arcivescovo.
10.4 Essa all’inizio di ogni mandato elegge i membri del Consiglio diocesano e i Rappresentanti diocesani all’Assemblea Nazionale. Sono eleggibili ai vari livelli tutti coloro che al momento in cui si svolge l’elezione risultano soci e abbiano maturato nell’Associazione un’adeguata esperienza. (cfr art. 19, comma 2 dello Statuto)

Art. 11 ATTRIBUZIONI DEL CONSIGLIO DIOCESANO

11.1 Il Consiglio diocesano è l’organo comunitario responsabile della vita associativa e di ogni attività:
– Convoca l’Assemblea e ne esegue le decisioni.
– promuove le associazioni parrocchiali e lo sviluppo di quelle esistenti, in modo primario formando i responsabili,

– delibera il bilancio preventivo e il conto consuntivo,
– determina la quota diocesana dell’adesione,
– delibera il Regolamento Diocesano per il funzionamento degli organi e la elezione dei rappresentanti
11.2 Il Consiglio elegge i quattro vice Presidenti, due per ciascun settore, il Responsabile e il Vice Responsabile dell’A.C.R. e, su proposta del Presidente, nomina il Segretario e l’Amministratore nonché una coppia di sposi ed esperti per l’attuazione di determinati progetti.
11.3 Il Consiglio propone all’Arcivescovo una terna di nominativi per la scelta del Presidente.

Art. 12 ATTRIBUZIONI DELLA PRESIDENZA DIOCESANA

12.1 La Presidenza diocesana ha il compito di coordinare e promuovere l’attività di tutta l’Associazione,

– convoca il Consiglio e propone gli argomenti per le discussioni
– esegue le deliberazioni e svolge le funzioni che il Consiglio le affida;
– indice l’Assemblea di tutti gli aderenti o, per particolare motivi,
può convocare i Presidenti parrocchiali, interparrocchiali, e i Responsabili dei gruppi;
– vigila sull’attività dei Movimenti;
– incontra, almeno una volta l’anno, le associazioni e gruppi parrocchiali avendo cura di tenere sempre viva l’identità associativa.

Art.13 ATTRIBUZIONI DEL PRESIDENTE DIOCESANO

13.1 Il Presidente Diocesano rappresenta l’unità dell’Associazione diocesana:
– presiede la Presidenza, il Consiglio e l’Assemblea diocesani;
– promuove e coordina l’attività di tutti gli Organi diocesani perché si sviluppi secondo lo spirito dell’Atto Normativo diocesano, dello Statuto e del Regolamento dell’Associazione Nazionale;
– è il rappresentante legale dell’Associazione;
– gode dei poteri di ordinaria amministrazione; può con la sua sola firma rilasciare anche liberatorie e quietanze ad Enti Pubblici. In caso di
assenza o di impedimento del Presidente, tutti i poteri a lui attribuiti spettano al Vicepresidente più anziano;
– propone al Consiglio la nomina del Segretario e dell’Amministratore;
– riferisce, con cadenza periodica, direttamente o tramite il Sacerdote Assistente, all’Arcivescovo sulla vita e attività associativa;
– convoca la Presidenza;
– designa i rappresentanti dell’Associazione presso la Consulta laicale.

Art. 14 L’ASSOCIAZIONE PARROCCHIALE

14.1 E’ il luogo ordinario di vita e di esperienza associativa.
14.2 L’Associazione parrocchiale si intende regolarmente costituita qualora sono presenti entrambi i Settori (adulti e giovani). I bambini e i ragazzi dell’A.C.R. si rendono presenti tramite i loro Educatori.
14.3 Qualora non sia presente uno dei due Settori si intende costituito il Gruppo Parrocchiale di Azione Cattolica.
14.4 E’ possibile il collegamento tra diversi Gruppi parrocchiali al fine della costituzione di Associazioni Interparrocchiali di Azione Cattolica.

art. 15 ORGANI DELL’ASSOCIAZIONE PARROCCHIALE O INTERPARROCCHIALE

15.1 Sono organi dell’Associazione parrocchiale, interparrocchiale o del Gruppo parrocchiale di Azione Cattolica:
a)- L’Assemblea composta da tutti i soci, giovani e, adulti, appartenenti alla parrocchia o alle parrocchie, i ragazzi sono presenti tramite i loro educatori;

b)- Il Consiglio Parrocchiale, costituito dal Presidente, da almeno sei rappresentanti, due per ciascun settore, adulti e giovani, da due Educatori A.C.R., tutti eletti dall’Assemblea.
c)- Il Presidente che rappresenta l’Associazione Parrocchiale o interparrocchiale, nominato dal Vescovo su designazione dell’Assemblea parrocchiale o interparrocchiale

Art. 16 ATTRIBUZIONI DEGLI ORGANI PARROCCHIALI O INTERPARROCCHIALI

16.1 L’Assemblea parrocchiale o interparrocchiale
– discute e decide le linee fondamentali del programma dell’Associazione coordinandolo con il piano/i pastorale/i diocesano e parrocchiale;
– elegge il Consiglio all’inizio di ogni triennio.
16.2 Il Consiglio parrocchiale o interparrocchiale ha la responsabilità ordinaria della vita e della attività dell’Associazione sia di fronte all’Assemblea sia nei riguardi della/e Comunità parrocchiale/i, sia nei riguardi del Parroco/ci;
– studia e cura le iniziative a carattere spirituale, culturale e di identità associativa;
– trasmette al vescovo per la nomina, il nominativo del Presidente eletto dall’Assemblea parrocchiale;
– nomina gli Educatori dell’A.C.R. che abbiano compiuto il sedicesimo anno di età;
– in collaborazione col parroco/i cura la catechesi dei propri aderenti;
– promuove e coordina l’attività dei settori, dell’articolazione A.C.R. e dei Gruppi;
– approva annualmente il rendiconto economico e finanziario. Per quanto non espressamente precisato, in riferimento alla vita associativa, si applicano in quanto attinenti, le norme previste dallo Statuto e dal regolamento di Attuazione riferite all’associazione nazionale, e le norme del presente atto normative riferite all’associazione diocesana.
16.3 Il Presidente parrocchiale o interparrocchiale rappresenta l’Associazione e cura la piena collaborazione con il Parroco/i e la/e comunità parrocchiale/i.
– convoca e presiede l’Assemblea e il Consiglio;
– cura i rapporti con le altre associazioni o movimenti parrocchiali;
– riferisce al Parroco tutte le iniziative dell’Associazione diocesana.

Art. 17 ATTRIBUZIONE DEL RESPONSABILE DEL GRUPPO PARROCCHIALE

17.1 Qualora in Parrocchia è presente un solo settore le funzioni del Presidente sono assunte dal Responsabile del Settore designato dagli aderenti, nominato dalla Presidenza diocesana, sentito il Parroco.
17.2 Il Responsabile del Gruppo parrocchiale di Azione Cattolica ha la responsabilità formativa degli aderenti, e si impegna a completare, ove è possibile, l’Associazione. Può chiedere la collaborazione della Presidenza diocesana.

Art.18 I SACERDOTI ASSISTENTI

18.1 Il Sacerdote assistente partecipa alla vita dell’Associazione e delle sue articolazioni
18.2 A livello diocesano, il Sacerdote assistente, nominato dall’Arcivescovo, lo rappresenta in seno all’Associazione, contribuendo ad alimentarne la vita spirituale ed il senso apostolico e a promuoverne l’unità.

18.3 Il Sacerdote Assistente partecipa alle riunioni del Consiglio e della Presidenza fornendo pareri circa il modo di operare affinché l’Associazione in seno alla comunità cristiana sia sempre più aperta alla missione, all’annuncio, all’incontro.

18.4 Il Sacerdote Assistente può chiedere all’Arcivescovo la nomina, a livello diocesano, di altri sacerdoti per assicurare la presenza sacerdotale in ciascuna articolazione associativa. In tal caso viene costituito il Collegio Assistenti.
18.5 Il Parroco, o altro sacerdote da lui delegato, è il Sacerdote Assistente dell’Associazione parrocchiale, ne guida il cammino spirituale e comunitario, partecipa alla vita e all’attività degli aderenti, all’Assemblea e al Consiglio.

Art. 19: GESTIONE ECONOMICA

20. L’amministratore diocesano, su mandato della Presidenza diocesana, cura la gestione economica dell’Associazione. È coadiuvato da un Comitato per gli affari economici, con funzione consultiva, composto da tre aderenti competenti in materia economica, eletti dal Consiglio diocesano su proposta del Presidente.

Non possono far parte del Comitato i consiglieri eletti. Art. 20 RINVIO

20.1 Per quanto non espressamente previsto dal presente atto normativo si rinvia allo Statuto dell’Azione Cattolica Italiana e al suo Regolamento.
20.2 In caso di contrasto tra le norme prevale quella prevista dallo Statuto e dal Regolamento Nazionale.

Adulti

L’età adulta inizia quando le decisioni che danno fisionomia concreta alla persona si avviano a diventare stabili, soprattutto nell’ambito della vocazione e della professione. Si passa dalla ricerca del lavoro ad un’occupazione meglio definita; da una ricerca vocazionale aperta alla scelta di uno stato di vita; nell’affettività ci si orienta verso scelte stabili. Ciò non toglie che oggi essere adulti significhi anche convivere con tante incertezze e sentire il bisogno di “ricentrare” continuamente il proprio io nell’essenziale. Le domande formative tipiche di questa età riguardano soprattutto il senso della vita e della morte, il valore del lavoro e delle relazioni, i modi di un’appartenenza libera e responsabile alla Chiesa e di una fede non separata dalla quotidiana vita personale, familiare e sociale, e impegnata in una continua lettura sapienziale della storia e dei segni dei tempi.

Giovani

Il Settore Giovani riunisce i giovanissimi dai 15 ai 18 anni e i giovani dai 19 ai 30 anni che aderiscono all’Azione cattolica italiana. A loro l’Ac propone cammini formativi ordinari, svolti nelle comunità parrocchiali e territoriali, che hanno come meta la vetta alta della santità.
Il profilo dei giovani e dei giovanissimi di Ac, e gli obiettivi di fondo della proposta formativa dell’associazione, sono presentati in “Sentieri di speranza – Linee guida per gli itinerari formativi”, in particolare nel capito dedicato al Settore Giovani, intitolato “Fino in cima”. Testi che raccolgono le indicazioni del Progetto formativo dell’Azione cattolica italiana, “Perché sia formato Cristo in voi” .

ACR

L’ACR è una speciale esperienza di Chiesa che nasce, vive e cresce all’interno della comunità parrocchiale e che, attraverso originali iniziative di fraternità ed esperienze comunitarie rispondenti all’età, dona a ogni ragazzo la possibilità di incontrare personalmente il Signore Gesù.

L’ACR è nata dall’Azione Cattolica nel 1969, per valorizzare il ruolo dei più piccoli nella Chiesa. Da allora moltissimi bambini e ragazzi hanno dato vita di giorno in giorno all’ACR, trovando nei suoi gruppi un ambiente adatto a favorire la crescita e l’amicizia con tanti coetanei.

L’ACR è un cammino che vuole introdurre i ragazzi all’incontro personale con Gesù facendo esperienza viva e concreta della comunità cristiana. Il percorso formativo, che vede i ragazzi protagonisti del loro cammino di crescita, è un itinerario di iniziazione alla vita cristiana che parte dalla realtà quotidiana dei ragazzi e cerca di leggerla e interpretarla alla luce della Parola di Dio.