Si è celebrata ieri la ricorrenza della Dedicazione della Chiesa Cattedrale. L’Arcivescovo Mons. Salvatore Pappalardo ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica.
‘Periodicamente – ha detto mons. Pappalardo nel corso del’omelia – dobbiamo soffermarci a riflettere e verificare, insieme ai nostri più stretti collaboratori, come sono vissute le nostre celebrazioni eucaristiche, quale incidenza esse hanno nella vita del singolo fedele e nel tessuto delle nostre comunità; come evitare che esse si riducano ad un semplice rito che, per quanto solenne e ricco di simboli, rischia di rimanere inefficace per la vita spirituale di quanti vi partecipano; come, invece, dobbiamo valorizzare ogni singola celebrazione eucaristica, soprattutto quella domenicale, perché essa esprima e manifesti il mistero della Chiesa e diventi momento fortemente qualificante della vita di fede di ogni discepolo di Cristo e ne determini l’autentica spiritualità, che è la spiritualità della comunione e, perciò, del servizio e dell’amore cristiano. Nella Lettera per la Visita Pastorale ho scritto che «è mio desiderio che ciascuna comunità parrocchiale diventi ‘casa e scuola della comunione’ ove tutti, i singoli fedeli come le famiglie, le varie associazioni, i gruppi e movimenti e, soprattutto, i poveri trovino cordiale accoglienza e sperimentino la gioia dell’appartenenza reciproca». Questo auspicio, che spero diventi effettivo principio ispiratore ed orientativo della nostra azione pastorale, risponde a quella grande intuizione del Papa Giovanni Paolo II che, all’inizio del nuovo millennio, formulava questo preciso programma per la Chiesa universale: «Fare della Chiesa la casa e la scuola della comunione: ecco la grande sfida che ci sta davanti nel millennio che inizia, se vogliamo essere fedeli al disegno di Dio e rispondere anche alle attese profonde del mondo» (NMI n.43). Avviando la Visita Pastorale, almeno nelle prime parrocchie ove sono stato già, ho cercato innanzitutto di evidenziare e valorizzare la celebrazione eucaristica come momento qualificante della vita della comunità ecclesiale; abbiamo cominciato anche a tenere l’assemblea pastorale aperta a tutti i fedeli al fine di far prendere consapevolezza e sperimentare la comune partecipazione e corresponsabilità alla vita e alla missione della Chiesa. Occorre innanzitutto – come ci ricordava ancora il Papa nella citata Lettera apostolica – «promuovere una spiritualità della comunione, facendola emergere – così Egli scriveva – come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo e il cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità» (n.43).Indicando poi i contenuti di questa spiritualità il Papa delineava questo quadro abbastanza esaustivo che potrebbe costituire una bella pagina del progetto pastorale di ciascuna delle nostre comunità parrocchiali’.
Prima della celebrazione si è tenuta l’Assemblea Pastorale Diocesana. Presente don Roberto Repole, presidente dell’Associazione teologica Italiana, che si è soffermato sul tema ” La Chiesa come Fraternità”. Don Repole, Presbitero della diocesi di Torino, docente di Ecclesiologia e Cristologia presso la facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – sezione di Torino, partendo dalla concezione biblica dell’uomo creato a immagine e somiglianza di Dio, ha richiamato l’interpretazione di san Paolo che vede in Gesù Cristo l’immagine di Dio e dunque l’uomo creato secondo l’immagine di Dio lo è a immagine di Cristo, l’uomo ‘certo e vero’. La conseguenza di questa concezione dell’uomo è che in Cristo vero figlio di Dio gli uomini sono chiamati a diventare figli nel Figlio e ancora in quanto fratelli di Cristo fratelli tra di loro. In questo senso la Chiesa può dirsi una comunità di fratelli, un luogo dove vivere in maniera esemplare la fraternità. Questa fraternità si deve attuare con gli strumenti che il Concili Vaticano II, di cui ricorre quest’anno il cinquantesimo di indizione, ha rispristinato riscoprendoli dalla tradizione: la sodalità (termine greco che significa ‘camminare insieme’) da vivere negli organismi di partecipazione del popolo di dio alla vita della Chiesa.