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Chiara Lubich, chiusa la prima fase della causa di beatificazione

Una giornata importante, quella di oggi, per il Movimento dei Focolari e per la Chiesa universale. Alle 16.30 di questo pomeriggio, nella cattedrale di San Pietro Apostolo a Frascati, Roma, si svolgerà la cerimonia di chiusura della fase diocesana della causa di beatificazione e canonizzazione della Serva di Dio Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari. La cerimonia sarà presieduta da monsignor Raffaello Martinelli, vescovo di Frascati, la diocesi in cui si è svolta la prima fase del processo. E’ infatti a Rocca di Papa che Chiara Lubich è morta il 14 marzo 2008. Alla cerimonia ci sarà Maria Voce, presidente dei Focolari, e tanti uomini e donne in rappresentanza del “popolo di Chiara” affolleranno la chiesa per condividere la gioia dell’evento.

Chi è Chiara Lubich

Nata a Trento il 22 gennaio 1920, battezzata con il nome di Silvia, la Lubich scelse il nome di Chiara nel momento della sua consacrazione a Dio il 7 dicembre del 1943, ispirandosi a Chiara di Assisi di cui ammirava la radicalità. Poco dopo quel primo atto di unione con Dio, compiuto in solitudine, decisero di seguire la sua strada alcune ragazze del posto e poi alcuni ragazzi. Ben presto a Trento sorse una comunità di circa 500 persone che, in mezzo agli orrori della seconda guerra mondiale, si impegnarono a vivere il comandamento dell’amore scambievole portato da Gesù, in risposta all’amore di un Dio sentito e creduto Padre di tutti. Un amore reciproco che provoca la presenza di Gesù in mezzo ai suoi, secondo la sua promessa.

Se siamo uniti, Gesù è fra noi. E questo vale. Vale più di ogni altro tesoro che può possedere il nostro cuore: più della madre, del padre, dei fratelli, dei figli. (…) Anche questa è l’ora Sua: non tanto d’un santo, ma di Lui; di Lui fra noi, di Lui vivente in noi, edificanti – in unità d’amore – il Corpo mistico suo

Chiara Lubich
La preghiera di Gesù: che tutti siano una cosa sola 

Leggendo il Vangelo iu un rifugio durante un bombardamento con alcune compagne, Chiara trova una pagina in cui vede una particolare chiamata del Signore. La pagina conteneva la preghiera di Gesù al Padre:”Non prego solo per questi, ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me; perché tutti siano una sola cosa. Come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola”. Insieme decisero che per quella preghiera sarebbero vissute. E’ infatti l’unità, il cuore del carisma che più tardi la Chiesa riconobbe alla Lubich, approvando dopo un profondo studio, gli Statuti dell’Opera che intanto era nata e si era diffusa un po’ alla volta in tutti i continenti. 

E allora viviamo la vita che Egli ci dà attimo per attimo nella carità. È comandamento base l’amore fraterno. Per cui tutto vale ciò che è espressione di sincera fraterna carità. Nulla vale di ciò che facciamo se in esso non vi è il sentimento d’amore per i fratelli: ché Dio è Padre ed ha nel cuore sempre e solo i figli

Chiara Lubich
Chiara Lubich, la donna del dialogo

L’aspirazione all’unità, alla fratellanza universale, fa dunque da sfondo ad ogni iniziativa. Da qui gli innumerevoli dialoghi intessuti negli anni da Chiara Lubich e dal Movimento con le altre realtà ecclesiali della Chiesa cattolica, con le altre Chiese e Confessioni cristiane, con i membri delle altre religioni: musulmani, buddisti, indù, sick ecc… Ma anche il progetto dell’Economia di Comunione o tante opere a carattere sociale.

Adriana Masotti – Città del Vaticano
(Da VaticanNews)

Il pellegrinaggio dell’Unitalsi al Santuario diventa evento nazionale

Il pellegrinaggio a Siracusa diventerà anche ufficialmente pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi. A confermarlo il consiglio direttivo nazionale dell’Unitalsi al termine del tradizionale pellegrinaggio dell’Unitalsi della Sicilia Orientale.
Una tre giorni, che ha visto al Santuario della Madonna delle Lacrime migliaia di pellegrini, che si è aperta con la messa all’aperto in via degli Orti e si è conclusa con la processione eucaristica guidata da monsignor Enzo Murgano, assistente della Sezione Sicilia Orientale Unitalsi. Giornate di incontro, di preghiera e di conforto. “Le lacrime di Maria hanno saputo creare unità e hanno riempito il nostro cuore di emozione e di gratitudine, ripetendoci il messaggio che può dare un senso nuovo alla nostra vita e alla nostra associazione: Dio ama i poveri e gli umili, rovescia chi si crede potente e conquistatore, innalza chi costruisce comunione, confonde gli arroganti e i cercatori di vendetta, illumina di bellezza e di speranza la vita di chi soffre, di chi si sente smarrito, di chi cerca un amore che vive il tempo senza essere distrutto dal tempo” spiegano dall’Unitalsi. “Maria ha chiamato l’associazione a mettersi in cammino ancora una volta verso un luogo preciso per poterci parlare di Suo Figlio, perché noi siamo camminatori, per vedere e vivere e non scrittori sulla sabbia di spiagge di vita che non conosciamo davvero. Per questo, dall’anno 2020, accogliendo la proposta e la gioia del presidente di Sezione Nunzio Faranda, del presidente della sottosezione di Siracusa Gabriele Burgio, il pellegrinaggio a Siracusa diventerà anche ufficialmente pellegrinaggio nazionale dell’Unitalsi”.

L’Unitalsi al Santuario


La tre giorni è stata caratterizzata anche dal concerto in onore della Madonna delle Lacrime a cura del Coro polifonico di Barcellona Pozzo di Gotto (Messina) “Dulcis Armonia” che ha eseguito l’Inno alla Madonna delle Lacrime, composto dal maestro Mons. Marco Frisina. E dallo spettacolo piromusicale davanti al sagrato della Cripta. Ma anche dalla messa presieduta dall’arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo, durante la quale è stata offerta la traduzione nella lingua dei segni per i fratelli sodomuti. Una celebrazione che si è conclusa con il rito della Benedizione del Cotone, che sarà distribuito a tutti i partecipanti.

Mons. Salvatore Pappalardo da undici anni in Diocesi

Ricorre oggi l’undicesimo anniversario dell’inizio del ministero pastorale nella nostra Diocesi di mons. Salvatore Pappalardo. 
“In questi anni la Chiesa che è in Siracusa è stata da lui sostenuta ed accompagnata, sui sentieri tracciati dallo Spirito Santo, con la sapienza e la mitezza propria del Buon Pastore” ha scritto il vicario generale, mons. Sebastiano Amenta chiedendo alla comunità diocesana una preghiera per il Pastore della Chiesa siracusana.
“Il rinnovamento dell’itinerario di iniziazione cristiana dei bambini e degli adulti, la valorizzazione del ministero diaconale, l’impulso ad una nuova corresponsabilità laicale e agli organismi di partecipazione ecclesiale, la formazione teologica del Popolo di Dio, la promozione della vita contemplativa con i due nuovi monasteri di Ferla e Sortino, la nuova progettualità della Caritas diocesana con la collaborazione della Fondazione Val di Noto, l’attenzione al fenomeno migratorio con le due nuove comunità dei Fratelli Maristi e delle Suore Scalabriniane sono solo alcune tappe che hanno caratterizzato questo cammino”.


Mons. Amenta infine ha ringraziato il “Padre Vescovo anche per la cura che ha avuto per la famiglia e per la traduzione pastorale, senza indugi, nella nostra Diocesi dell’Esortazione Apostolica Amoris Laetitia compresa la nuova struttura del Tribunale Diocesano ed, ancora, la sua vicinanza alla scuola e all’associazionismo”.

Il Papa: l’impatto con Cristo trasformi i nostri cuori e ci spinga all’incontro con gli altri

Il brano biblico tratto dagli Atti degli Apostoli, da cui prende spunto la catechesi di oggi, racconta la conversione di Saulo, dapprima persecutore della Chiesa nascente e poi “strumento scelto da Dio per annunciare il Vangelo alle genti”. Ed è proprio su questa radicale trasformazione che si incentrano le parole di Papa Francesco. Nel descrivere Saulo, il Papa dice che perseguitando i cristiani, egli pensava “di servire la Legge del Signore” e che in lui c’era “un soffio di morte”. E a braccio aggiunge: “Voi, che venite da alcuni popoli che sono stati perseguitati dalle dittature, voi capite bene cosa significa dare la caccia alla gente e catturarla”. Quindi prosegue: 

Il giovane Saulo è ritratto come un intransigente, cioè uno che manifesta intolleranza verso chi la pensa diversamente da sé, assolutizza la propria identità politica o religiosa e riduce l’altro a potenziale nemico da combattere. Un ideologo: in Saulo la religione si era trasformata in ideologia. Ideologia religiosa, ideologia sociale, ideologia politica.

Combattere il male, non le persone 

L’incontro con Cristo farà capire a Saulo che i veri nemici contro cui lottare sono “gli spiriti del male” che dominano il mondo e che “non si devono combattere le persone, ma il male che ispira le loro azioni”.

La condizione rabbiosa – perché Saulo era rabbioso –  la condizione rabbiosa e conflittuale di Saulo invita ciascuno a interrogarsi: come vivo la mia vita di fede? Vado incontro agli altri oppure sono contro gli altri? Appartengo alla Chiesa universale, buoni cattivi, tutti, tutti, o ho una ideologia selettiva? Adoro Dio o adoro le formulazioni dogmatiche? Com’è la mia vita religiosa?La fede in Dio che professo mi rende amichevole oppure ostile verso chi è diverso da me?

Colpire un membro della Chiesa è colpire Cristo

Quando il Signore risorto si manifesta a Saulo, “per toccargli il cuore”, gli chiede conto delle sue azioni: ‘Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?’ 

Qui il Risorto manifesta il suo essere una cosa sola con quanti credono in Lui: colpire un membro della Chiesa è colpire Cristo stesso! Anche coloro che sono ideologi perché vogliono la purità – tra virgolette – della Chiesa, colpiscono Cristo.

L’incontro con Cristo che trasforma il cuore

Saulo è abbagliato dalla luce di Cristo e, dice il Papa, “non vede più nulla, e da uomo forte, autorevole e indipendente diventa debole, bisognoso e dipendente dagli altri”. Ma da questo incontro inizia “il suo passaggio dalla morte alla vita”. Da quel momento per lui conterà solo Cristo e, ricevuto il Battesimo, sarà lo strumento nelle mani di Dio per portare a tutti il suo nome. E il Papa conclude:

Il Battesimo segna così per Saulo, come per ciascuno di noi, l’inizio di una vita nuova, ed è accompagnato da uno sguardo nuovo su Dio, su sé stesso e sugli altri, che da nemici diventano ormai fratelli in Cristo. (…) Chiediamo al Padre che faccia sperimentare anche a noi, come a Saulo, l’impatto con il suo amore che solo può fare di un cuore di pietra un cuore di carne, capace di accogliere in sé ‘gli stessi sentimenti di Cristo Gesù’.

Adriana Masotti – Città del Vaticano
(Da Vatican News )

#SinodoAmazonico. Chiesa confessi i “peccati ecologici”.

La violazione sistematica dei diritti dei popoli originari dell’Amazzonia e la vita a rischio dell’intera regione, ferita nel suo habitat, sono stati al centro della riflessione della quarta congregazione del Sinodo speciale per la Regione Panamazzonica.

Comunità internazionale guardi in faccia violazioni diritti umani

La situazione inaccettabile del degrado ambientale nella regione panazzomica – è stato denunciato – va affrontata in modo serio da tutta la comunità internazionale, spesso indifferente di fronte allo spargimento di sangue innocente. Le popolazioni native, custodi delle riserve naturali, evangelizzate con la croce di Cristo, vanno considerate come alleate nella lotta ai cambiamenti climatici in un’ottica sinodale, ovvero di cammino “insieme”, in amicizia. Nell’intervento di un delegato fraterno a tal proposito è stata messa in luce la necessità di unire le forze e porsi in dialogo, perché l’amicizia – ha detto – “rispetta, protegge e cura”. Da più parti è arrivato l’invito alla Chiesa a divenire alleata dei movimenti sociali di base, a porsi in ascolto umile e accogliente nei confronti della cosmovisione amazzonica, a comprendere il diverso significato, rispetto alla tradizione occidentale, dato dalle culture locali a simboli rituali.

Maggiore conoscenza dei “peccati ecologici”

E’ stato sottolineato uno sviluppo sostenibile che sia socialmente giusto e inclusivo e combini conoscenze scientifiche e tradizionali, perché il futuro dell’Amazzonia, realtà viva e non museale, è nelle nostre mani. Auspicata inoltre una conversione ecologica che faccia percepire la gravità del peccato contro l’ambiente alla stregua di un peccato contro Dio, contro il prossimo e le future generazioni. Da qui la proposta di approfondire e divulgare una letteratura teologica che includa insieme ai peccati, tradizionalmente noti, i “peccati ecologici”.

Riflessione sulla vocazione sacerdotale

Il tema dei criteri di ammissione al ministero ordinato è tornato in più di un intervento. C’è chi ha esortato alla preghiera per le vocazioni, chiedendo la trasformazione dell’Amazzonia in grande santuario spirituale dal quale innalzare la preghiera al “Padrone della messe” affinchè mandi nuovi operai del Vangelo. L’insufficienza numerica dei presibiteri – è stato rilevato – è un problema non solo amazzonico, ma comune a tutto il mondo cattolico. Da qui l’appello ad un serio esame di coscienza su come oggi si vive la vocazione sacerdotale. La mancanza di santità infatti è ostacolo alla testimonianza evangelica: non sempre i pastori portano con sé il profumo di Cristo e finiscono per allontanare le pecore che sono chiamati a guidare.

Il profumo della santità e i giovani

Evidenziato anche l’esempio luminoso dei martiri dell’Amazzonia, come quello di due servi di Dio uccisi in Mato Grosso: il  padre salesiano Rudolf Lunkenbein e il laico Simão Cristino Koge Kudugodu. Conversione ecologica è infatti in primis conversione alla santità. Questa ha un enorme potere attrattivo tra i giovani, per i quali si chiede una rinnovata pastorale, più dinamica e attenta. Si è chiesto che siano poste in luce, anche tramite i media, le tante testimonianze di buoni sacerdoti e non solo gli scandali esistenti che purtroppo occupano tante pagine di giornali. Inoltre se piaghe come violenza, droga, prostituzione, disoccupazione e vuoto esistenziale minacciano le nuove generazioni, va rimarcato come non manchino esempi luminosi di tanti giovani cattolici.

da Vatican News – Città del Vaticano

Il Papa a Bartolomeo I: perché ho voluto san Pietro accanto a sant’Andrea

“Nella pace che nasce dalla preghiera, ho sentito che avrebbe avuto un significato importante che alcuni frammenti delle reliquie dell’Apostolo Pietro fossero poste accanto alle reliquie dell’Apostolo Andrea”. Così Papa Francesco, in una lettera a Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, spiega il significato del dono di alcuni frammenti delle reliquie di san Pietro, che il 29 giugno scorso ha consegnato, al termine della Messa nella solennità dei santi Pietro e Paolo, al capo della delegazione del patriarcato, l’arcivescovo Job di Telmessos.

“Ho creduto che questo pensiero mi sia venuto dallo Spirito Santo – prosegue il Papa nella lettera –  che in così tanti modi sollecita i cristiani a ritrovare quella piena comunione” per la quale Gesù aveva pregato alla vigilia della Passione. Un gesto, chiarisce Francesco, “che vuole essere una conferma del cammino che le nostre Chiese hanno compiuto per avvicinarsi tra di loro: un cammino a volte impegnativo e difficile, eppure accompagnato da evidenti segni della grazia di Dio”.

“Continuare questo cammino – scrive ancora Papa Francesco a Bartolomeo I – richiede soprattutto una conversione spirituale e una rinnovata fedeltà al Signore, che vuole da parte nostra un maggiore impegno e passi nuovi e coraggiosi”. Difficoltà e disaccordi, raccomanda il Pontefice, non devono distoglierci “dal nostro dovere e dalla nostra responsabilità di cristiani”, soprattutto come pastori della Chiesa, davanti a Dio e alla storia.

Nella lettera, il Papa ripercorre la storia del ritrovamento della tomba di san Pietro. Ricorda che “la tradizione della Chiesa romana” ha sempre testimoniato che l’apostolo, dopo il suo martirio nel Circo di Nerone, sia stato sepolto nella vicina necropoli del Colle Vaticano. E che “la sua tomba divenne presto meta di pellegrinaggi”. E sul luogo della tomba, “l’imperatore Costantino fece erigere la Basilica Vaticana dedicata a san Pietro”.

Francesco ricorda poi che “nel giugno 1939, immediatamente dopo la sua elezione, il mio predecessore, Pio XII, decise di iniziare gli scavi sotto la Basilica Vaticana”. Scavi che portarono inizialmente “alla scoperta del luogo esatto della sepoltura dell’apostolo e successivamente, nel 1952, alla scoperta – sotto l’altare maggiore della Basilica – di una nicchia funeraria accostata a un muro rosso risalente all’anno 150 e coperta di numerosi, preziosi graffiti, compreso uno di importanza fondamentale che recita, in greco, Πέτρος ενι”, “Pietro è qui”.

Questa nicchia, prosegue Papa Francesco nella lettera, “conteneva ossa che ragionevolmente possono essere considerate quelle dell’apostolo Pietro. Di queste reliquie, che ora sono custodite nella necropoli sotto la basilica di san Pietro, il santo Papa Paolo VI ne volle conservare nove frammenti per la cappella privata dell’appartamento papale nel Palazzo Apostolico”. Frammenti che, racconta il Pontefice, “vennero posti in un reliquiario di bronzo con l’iscrizione Ex ossibus quae in Archibasilicae Vaticanae hypogeo inventa Beati Petri apostoli esse putantur: ‘Ossa trovate nella terra sotto la Basilica Vaticana, ritenute le ossa di San Pietro Apostolo’”. E’ proprio questo il reliquiario, chiarisce il Papa, “che ho voluto donare a Sua Santità e all’amata Chiesa di Costantinopoli che Lei presiede con tanta devozione”.

Questa icona, che per volontà di Papa Paolo VI è oggi esposta nel Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, scrive ancora Papa Francesco, “è diventata per noi segno profetico della restaurazione di quella comunione visibile tra le nostre Chiese alla quale noi aspiriamo e per la quale preghiamo e lavoriamo con fervore”.

La riunificazione delle reliquie dei due fratelli apostoli, conclude il Papa nella lettera, “potrà essere anche un richiamo costante e un incoraggiamento perché, in questo cammino che continua, le nostre divergenze non siano più un ostacolo alla nostra testimonianza comune e alla nostra missione evangelizzatrice al sevizio della famiglia umana, che oggi è tentata di costruire un futuro puramente mondano, un futuro senza Dio”.

Alessandro Di Bussolo – Città del Vaticano
(da VaticanNews)


Fine vita, appello alla politica

Un appello “al mondo della politica” affinché sul tema del suicidio assistito e dell’eutanasia “non smarrisca la dignità di ogni essere umano né ceda a discriminazioni e a tentazioni selettive” è stato lanciato dal card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, nel corso dell’evento pubblico promosso a Roma dal Tavolo “Famiglia e Vita”. “La preoccupazione manifestata da tanti laici, anche di diversa sensibilità, possa contribuire – è stato il suo auspicio – a un positivo confronto, e faccia maturare giudizi sempre più avveduti e consapevoli”.

Siamo una società che già seleziona, e stabilisce chi tra gli esseri umani sia anche persona e porti o meno il diritto di nascere e di vivere: i più indifesi sono già eugeneticamente selezionati e in una grande percentuale non sono fatti nascere se portano qualche malattia o malformazione”, ha osservato il card. Bassetti sottolineando che “le leggi di cui temiamo l’approvazione non farebbero che ampliare tale obbrobrio, rendendo la vita umana sempre più simile a un oggetto e sempre più soggetta alla regola del consumismo: si usa e si getta”. Secondo il presidente della Cei, “verrebbe così trasformato pure il senso della professione medica, alla quale è affidato il compito di servire la vita”. La stessa sanità, ha rilevato, “diventerebbe sempre più una sanità a due livelli, e si accrescerebbe la pericolosa tendenza a offrire cure più o meno qualificate, a seconda delle possibilità economiche di ognuno”.

Nel ribadire che “va negato che esista un diritto a darsi la morte”, il card. Bassetti ha voluto affermare “con forza” che, “anche nel caso di una grave malattia, va respinto il principio per il quale la richiesta di morire debba essere accolta per il solo motivo che proviene dalla libertà del soggetto”. Ugualmente, ha aggiunto, “va confutato il presupposto che quella di darsi la morte sia una scelta di autentica libertà, poiché la libertà non è un contenitore da riempire e assecondare con qualsiasi contenuto, quasi la determinazione a vivere o a morire avessero il medesimo valore”.

(da CEINEWS)

Umanità più fraterna, il Papa invita i Grandi per un nuovo patto educativo

Il Papa convoca a Roma per il 14 maggio 2020 personalità di tutto il mondo insieme ai giovani per una serie di iniziative, dibattiti, tavole rotonde per una “società più accogliente”. La Congregazione per l’Educazione Cattolica spiega il motivo di questo evento mondiale che si svolgerà in Vaticano nell’Aula Paolo VI: “Sono invitate a prendere parte all’iniziativa proposta le personalità più significative del mondo politico, culturale e religioso, ed in particolare i giovani ai quali appartiene il futuro. L’obiettivo è di suscitare una presa di coscienza e un’ondata di responsabilità per il bene comune dell’umanità, partendo dai giovani e raggiungendo tutti gli uomini di buona volontà“.

“L’iniziativa – spiega ancora la Congregazione per l’Educazione Cattolica in una nota – è la risposta ad una richiesta. In occasione di incontri con alcune personalità di varie culture e appartenenze religiose è stata manifestata la precisa volontà di realizzare una iniziativa speciale con il Santo Padre, considerato una delle più influenti personalità a livello mondiale e, tra i temi più rilevanti, è stato da subito individuato quello del Patto educativo, richiamato più volte dal Papa nei suoi documenti e discorsi. Il quinto anniversario dell’enciclica Laudato sì, con il richiamo all’ecologia integrale e culturale, si offre come piattaforma ideale per tale evento”.

In un messaggio il Pontefice rinnova “l’invito a dialogare sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta e sulla necessità di investire i talenti di tutti, perché ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo per far maturare una nuova solidarietà universale e una società più accogliente“. Ricorda ancora Bergoglio che “in un percorso di ecologia integrale, viene messo al centro il valore proprio di ogni creatura, in relazione con le persone e con la realtà che la circonda, e si propone uno stile di vita che respinga la cultura dello scarto. Un altro passo è il coraggio di investire le migliori energie con creatività e responsabilità“.

(da AVVENIRE)

Al via il 66mo anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa

«Il tuo Pianto, o Madre sia pegno di conversione e di pace per tutti i tuoi figli» (San Giovanni Paolo II) è il tema del 66mo anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa che si celebra dal 29 agosto al 1 settembre.
Le celebrazioni liturgiche si inseriscono nella ricorrenza del 25mo anniversario della visita pastorale di San Giovanni Paolo II, che nel 1994 dedicò la Basilica del Santuario Madonna delle Lacrime.

I festeggiamenti si apriranno domenica 25, alle ore 19.00, in Basilica, con la messa con il rito della Benedizione del Cotone, che riprende il gesto semplice che tanti fecero durante i giorni della Lacrimazione.
Lunedì 26, alle ore 20.30, l’omaggio delle Corali alla Madonna
delle Lacrime “Cantiamo a Maria”, in collaborazione con il settore musica e canto dell’Ufficio Liturgico Diocesano.
Martedì 27, alle ore 20.30, dalla Cattedrale di Siracusa al Santuario, la processione con una copia della Madonna delle Lacrime.
Mercoledì 28, alle ore 19.00, in Basilica, celebrazione della messa e a seguire “La notte dei Santuari”, in veglia per tutta la notte con la Madonna delle Lacrime: fino alle 24.00 presso la Basilica del Santuario dove è custodito il Quadretto miracoloso e dalla mezzanotte nella Casa del Pianto di via degli Orti n. 11, dove sono accaduti i fatti della lacrimazione del 1953.

I GIORNI DELL’ANNIVERSARIO

DAL 29 AGOSTO AL 1° SETTEMBRE SANTA MESSA ALLE ORE 8,00 PRESSO LA CASA DEL PIANTO DI VIA DEGLI ORTI
Giovedì 29 agosto, primo giorno della Lacrimazione, in Oratorio di via degli Orti alle ore 8.00 Mons. Salvatore Pappalardo celebrerà la Santa Messa in suffragio dei coniugi Iannuso.
Il Santo Rosario delle ore 7.30 e la Santa Messa delle ore 8.00, del 31 agosto, saranno trasmessi in diretta nazionale su Radio Maria dalla Casa del Pianto di via degli Orti.


Giovedì 29 agosto, Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo di Catania e Presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, presiederà la Solenne Celebrazione delle ore 19.00, alla presenza degli ammalati, dell’Unitalsi, del Movimento Apostolico Ciechi, dei Gruppi di Volontariato, dei Ministri Straordinari della Comunione e dei gruppi della Pastorale della Salute. Durante la Celebrazione sarà offerto il servizio di interpretariato LIS, che permetterà la partecipazione della comunità sorda.
Venerdì 30, Mons. Giuseppe Schillaci, Vescovo di Lamezia Terme, presiederà la Celebrazione delle ore 19.00, durante la quale saranno benedette le donne in gravidanza e le mamme presenti.
Sabato 31, Sua Ecc.za Mons. Corrado Lorefice, Arcivescovo di Palermo, presiederà la Celebrazione delle ore 19,00.


Domenica 1 Settembre, Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, presiederà la Solenne Concelebrazione Eucaristica concelebrata dagli Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi della Sicilia, dai Sacerdoti, Religiosi e Diaconi della nostra Arcidiocesi, durante la quale in collaborazione con l’Ufficio di Pastorale Famiglia, alcune famiglie faranno l’atto di affidamento alla Madonna delle Lacrime. Al termine, l’Arcivescovo Metropolita di Siracusa, Sua Ecc.za Mons. Salvatore Pappalardo, affiderà l’Arcidiocesi al Cuore Immacolato e Addolorato della Madonna delle Lacrime.

Le messe feriali e festive delle ore 8.30 sono trasmesse in diretta su TV2000 (visibile sul digitale terrestre canale 28, sul satellite al canale 157 SKY, sulla piattaforma satellitare tivùsat al canale 18, in streaming su www.tv2000.it e dal telefonino sull’App TV2000) e le messe delle ore 10.00 delle domeniche, del 15 agosto e del 1 settembre in diretta su Rete4.


Decisione della Conferenza Episcopale Siciliana

La Basilica “Madonna delle Lacrime” diventa Santuario Regionale


I vescovi di Sicilia hanno eretto la Basilica Madonna delle Lacrime di Siracusa a Santuario Regionale.
Il presidente della Conferenza Episcopale Siciliana, mons. Salvatore Gristina, arcivescovo di Catania, alla presenza dell’arcivescovo mons.
Salvatore Pappalardo che ha sostenuto l’iniziativa, firmerà l’atto formale a Siracusa il prossimo 29 agosto, in occasione del primo giorno del 66mo anniversario della Lacrimazione della Madonna a Siracusa.
Il riconoscimento fa seguito ad un iter nel corso del quale, dopo la domanda dell’arcivescovo di Siracusa mons. Salvatore Pappalardo e del rettore del Santuario don Aurelio Russo, sono state precisate e verificate le condizioni necessarie per la concessione del titolo.
Come si legge sul sito della CeSI, “il Santuario Madonna delle Lacrime di Siracusa, eretto canonicamente l’8 dicembre 1954 con decreto dell’arcivescovo mons. Ettore Baranzini, è stato dedicato il 6 novembre 1994 con solenne rito liturgico presieduto da Papa Giovanni Paolo II ed è stato elevato a Basilica minore dallo stesso Sommo Pontefice il 15 giugno 2002.
Il luogo di culto – sorto a seguito del riconoscimento della lacrimazione di un capezzale raffigurante il Cuore Immacolato di Maria, avvenuta a Siracusa dal 29 agosto all’1 settembre 1953 – custodisce il Quadretto miracoloso e le Lacrime conservate in un prezioso reliquiario. Il Santuario Madonna delle Lacrime presenta importanti segni di devozione mariana e, negli anni, ha assunto un notevole rilievo non solo per i fedeli siracusani e per l’intera arcidiocesi aretusea, ma anche per la Sicilia, per le Regioni italiane e per i tanti devoti che da tutto il mondo manifestano il loro attaccamento e la loro devozione alla Vergine delle Lacrime di Siracusa
“.