Sarà il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, a presiedere stasera alle ore 19.00 la celebrazione eucaristica nell’ultimo giorno dei festeggiamenti per il 62. anniversario della Lacrimazione di Maria a Siracusa. Una celebrazione nel corso della quale si ricorderà anche il 60° anniversario dell’ordinazione sacerdotale di monsignor Giuseppe Costanzo, arcivescovo emerito dell’arcidiocesi di Siracusa. Al termine della celebrazione eucaristica Mons. Salvatore Pappalardo affiderà l’Arcidiocesi al Cuore Immacolato e Addolorato di Maria.
La celebrazione sarà trasmessa in diretta sull’emittente TelePace (canale 515).
Ieri presente a Siracusa mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca che ha sottolineato: “Nel mutato contesto sociale e culturale dovremmo chiederci: quale valore hanno le lacrime di Maria in una situazione di “degrado” o addirittura di “disastro antropologico” (card. Angelo Bagnasco), nel quale alcune recenti decisioni referendarie e giuridiche sono da considerare «non una sconfitta dei principi cristiani, ma una sconfitta per l’umanità» (card. Pietro Parolin)? Ed ancora: Quale significato hanno le lacrime della Vergine nell’immenso scenario di dolore di tanti immigrati che vedono morire i loro parenti mentre sono risucchiati dalle onde del mare senza poter nemmeno piangere davanti ai loro corpi martoriati dalla fame, dagli stenti e dalla paura? Ed infine: Noi, uomini del terzo millennio, conserviamo ancora quella “pietas” che dovrebbe spingerci a commuoverci e a versare lacrime di fronte al dolore di altri uomini costretti ad affrontare “esodi impossibili” pur di salvare la loro vita, quella dei loro figli e familiari e mantenere la loro dignità di uomini? Siamo forse diventati sordi ai lamenti? Abbiamo indurito il nostro cuore? Non sappiamo commuoverci di fronte a un mare che ogni giorno di più diventa un cimitero a cielo aperto, in preda a uomini senza scrupoli, avidi solo di guadagno? Dovremmo forse definire il Mediterraneo un “mare senza lacrime” o un “mare pieno di lacrime”? Appare ormai evidente che la crisi attuale non è solo economica e finanziaria, ma è anche e soprattutto un radicale cambiamento dell’idea di uomo e dei fondamenti dell’ethos che regge la convivenza sociale e civile. Il V Convegno ecclesiale di Firenze intende riflettere sulla questione antropologica avendo come modello esemplare l’umanità di Cristo. Ed è all’interno di questa particolare emergenza culturale che dobbiamo rileggere il segno delle lacrime della Madonna. Esse svelano il senso più profondo dell’essere umano (aspetto antropologico) sulla base del suo ineliminabile riferimento a Cristo e a Dio (aspetto cristologico e teologico). Il miracolo di Siracusa evidenzia che il pianto della Madonna contiene un messaggio di consolazione e di speranza. Le lacrime della Vergine sono un “collirio” per la memoria e un “effluvio” di speranza. Esse attestano la compassione e la tenerezza di Dio e svelano che egli considera con grande attenzione «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini». Le lacrime intrise di fede, speranza e carità, si aprono così alla consolazione e sono la fonte del rinnovamento dell’uomo, della Chiesa e della società”.
Ieri sera, sul sagrato del Santuario, veglia da titolo «Lacrime del creato» in preparazione alla 10. Giornata per la custodia del creato (1 settembre) in collaborazione con l’equipe Nuovi Stili di Vita dell’Arcidiocesi di Siracusa.
La celebrazione sarà trasmessa in diretta sull’emittente TelePace (canale 515).
Ieri presente a Siracusa mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca che ha sottolineato: “Nel mutato contesto sociale e culturale dovremmo chiederci: quale valore hanno le lacrime di Maria in una situazione di “degrado” o addirittura di “disastro antropologico” (card. Angelo Bagnasco), nel quale alcune recenti decisioni referendarie e giuridiche sono da considerare «non una sconfitta dei principi cristiani, ma una sconfitta per l’umanità» (card. Pietro Parolin)? Ed ancora: Quale significato hanno le lacrime della Vergine nell’immenso scenario di dolore di tanti immigrati che vedono morire i loro parenti mentre sono risucchiati dalle onde del mare senza poter nemmeno piangere davanti ai loro corpi martoriati dalla fame, dagli stenti e dalla paura? Ed infine: Noi, uomini del terzo millennio, conserviamo ancora quella “pietas” che dovrebbe spingerci a commuoverci e a versare lacrime di fronte al dolore di altri uomini costretti ad affrontare “esodi impossibili” pur di salvare la loro vita, quella dei loro figli e familiari e mantenere la loro dignità di uomini? Siamo forse diventati sordi ai lamenti? Abbiamo indurito il nostro cuore? Non sappiamo commuoverci di fronte a un mare che ogni giorno di più diventa un cimitero a cielo aperto, in preda a uomini senza scrupoli, avidi solo di guadagno? Dovremmo forse definire il Mediterraneo un “mare senza lacrime” o un “mare pieno di lacrime”? Appare ormai evidente che la crisi attuale non è solo economica e finanziaria, ma è anche e soprattutto un radicale cambiamento dell’idea di uomo e dei fondamenti dell’ethos che regge la convivenza sociale e civile. Il V Convegno ecclesiale di Firenze intende riflettere sulla questione antropologica avendo come modello esemplare l’umanità di Cristo. Ed è all’interno di questa particolare emergenza culturale che dobbiamo rileggere il segno delle lacrime della Madonna. Esse svelano il senso più profondo dell’essere umano (aspetto antropologico) sulla base del suo ineliminabile riferimento a Cristo e a Dio (aspetto cristologico e teologico). Il miracolo di Siracusa evidenzia che il pianto della Madonna contiene un messaggio di consolazione e di speranza. Le lacrime della Vergine sono un “collirio” per la memoria e un “effluvio” di speranza. Esse attestano la compassione e la tenerezza di Dio e svelano che egli considera con grande attenzione «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini». Le lacrime intrise di fede, speranza e carità, si aprono così alla consolazione e sono la fonte del rinnovamento dell’uomo, della Chiesa e della società”.
Ieri sera, sul sagrato del Santuario, veglia da titolo «Lacrime del creato» in preparazione alla 10. Giornata per la custodia del creato (1 settembre) in collaborazione con l’equipe Nuovi Stili di Vita dell’Arcidiocesi di Siracusa.