«Sono venuto per dirvi: non rimanete ripiegati su voi stessi! Alzatevi e levate il capo! (Lc 21,28). Sono venuto per seminare speranza, una speranza creativa, fondata sulla coscienza del vostro impegno e del compito che la storia vi affida. Alla Vergine delle Lacrime affido fin d’ora questo mio pellegrinaggio. Chiedo a Lei di ottenere per Siracusa e per l’intera Nazione italiana quella rinascita morale e sociale da tutti auspicata».
«Santuario della Madonna delle Lacrime, tu sei sorto per ricordare alla Chiesa il pianto della madre»: furono queste alcune delle sue toccanti parole dettate nel corso della omelia, rimasta scolpita in modo indelebile nei cuori di tantissimi fedeli, molti dei quali, allora presenti, desiderano oggi ricordare la visita e il passaggio di un santo in questa città.
Sì, perché l’anniversario di questo anno assume un tono di particolare rilievo a motivo della recente canonizzazione di papa Giovanni Paolo II avvenuta lo scorso 27 aprile. “Un santo ha consacrato il nostro Santuario!”: è questo il commento di giubilo che si ode dai più.
«Oggi con un solo sguardo amiamo guardare la nostra cara Madonna delle Lacrime e, accanto a Lei, il Santo Papa Giovanni Paolo II. Questa vicinanza non è certo dettata dalle immagini fotografiche che ritraggono il Papa assiso proprio qui, sotto lo sguardo della Madonnina, nell’atto di presiedere la celebrazione eucaristica: è la vicinanza spirituale, quella speciale relazione filiale, espressa dal motto Totus tuus, con cui San Giovanni Paolo II ha voluto vivere la sua vocazione di cristiano e ha voluto caratterizzare altresì il suo ministero episcopale. Come la Madonna, anche Giovanni Paolo II ha accolto nella sua vita il Figlio di Dio e lo ha annunciato a tutti invitando a spalancare le porte a Cristo». Così l’Arcivescovo di Siracusa, mons. Salvatore Pappalardo ha voluto ricordare, durante l’omelia nella celebrazione eucaristica, l’anniversario che unisce il Santuario e la figura di san Giovanni Paolo II.
Al termine dell’Eucarestia, un incontro dal titolo Un santo tra noi: la città, Maria e la santità, ha voluto ricordare tre aspetti fondamentali del ministero in generale del papa santo e della sua visita a Siracusa in particolare.
«Vengo in questa città che fu una delle più vaste e popolose metropoli dell’epoca antica e diede i natali a forti personalità nel campo della poesia, dell’arte, della scienza. Saluto in voi, cittadini di Siracusa, gli eredi di questo glorioso passato e i custodi di un patrimonio di civiltà che occorre far fruttificare anche nel nostro tempo. A voi il compito di interpretare con sensibilità moderna il messaggio sempre attuale della classicità».
A ricordare queste forti espressioni di papa Giovanni Paolo è stato il prof. Marco Fatuzzo, laico impegnato e già dirigente scolastico, che nel novembre 1994, nelle vesti di primo cittadino, accolse il papa santo. Il prof. Fatuzzo, tra l’altro, ricordava il discorso inaugurale del pontefice alla città: «Al termine del mio intervento di benvenuto, Giovanni Paolo II mi ha ringraziato, sussurrandomi parole di conforto e di incoraggiamento: ci siamo abbracciati ed anche baciati. Certo, un po’ fuori dal protocollo ufficiale, ma tant’è: il papa si faceva uno con le modalità relazionali in uso qui in Sicilia con le persone con cui si ha grande familiarità. Poi Giovanni Paolo II ha pronunciato il suo discorso alla cittadinanza di Siracusa, e nel suo intervento ha toccato tutti i temi che gli erano stati prospettati nella presentazione della realtà della città».
Don Dioniso Candido, presbitero dell’Arcidiocesi di Siracusa, dopo un suo ricordo personale legato alla visita pastorale quando allora incontrò il papa da giovane seminarista, ha tracciato un breve itinerario sul legame di Giovanni Paolo II alla figura di Maria. Don Candido si è soffermato particolarmente sulla omelia di Giovanni Paolo II tenuta in Santuario e in particolare sul passaggio: I racconti evangelici non ricordano mai il pianto della Madonna.
«Non udiamo il suo gemito né nella notte di Betlemme, quando era giunto il tempo di dare alla luce il Figlio di Dio, e neppure sul Golgota, quando stava ai piedi della croce. Non ci è dato di conoscere neppure le sue lacrime di gioia, quando Cristo risuscitò. Anche se la Sacra Scrittura non accenna a questo fatto, parla tuttavia in favore di ciò l’intuizione della fede». Così commenta il presbitero di Siracusa: «Questa prospettiva è importante. Giovanni Paolo II affianca alla testimonianza fondativa della Sacra Scrittura, quella che lui chiama l’intuizione della fede».
«Qui la posta in gioco è alta: si tratta dei rapporti lontani e non sempre sereni tra Scrittura e Tradizione. In questo, Giovanni Paolo II si inserisce nella scia ben chiara di altri illustri predecessori, come Pio IX, autore della Ineffabilis Deus (8 dicembre 1954), la Costituzione con cui si dichiarava il dogma dell’Immacolata Concezione; oppure di Pio XII, autore della Munificentissimus Deus (1 novembre 1950) con cui si dichiarava il dogma dell’Assunzione al cielo di Maria in anima e corpo. Analogamente, anche a Siracusa Giovanni Paolo II dice: “Le lacrime di Maria compaiono nelle apparizioni, con cui Ella, di tempo in tempo, accompagna la Chiesa nel suo cammino sulle strade del mondo”».
Infine Wlodzimierz Redzioch, vaticanista polacco che per 25 anni è rimasto a stretto contatto con papa Wojtyla, impossibilitato a prendere parte all’iniziativa siracusana a causa del maltempo che ha imperversato per l’intero giorno in tutto il mezzogiorno d’Italia, ha voluto rendersi presente con un suo breve scritto, frutto di ricordi personali del Papa santo e raccolti nel libro presentato in occasione della recente canonizzazione Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici e i collaboratori raccontano.
«Quando scompare una persona che per 25 anni era per te Papa, ma anche un padre e un punto di riferimento sicuro, lascia un grande vuoto. Io tentavo in vari modi di riempirlo. Anche intervistando delle persone che gli sono state vicine. Colgo l’occasione per ringraziare pubblicamente Sua Santità Benedetto XVI, che nella sua generosità ha risposto positivamente alla mia richiesta d’intervista. La frase che mi ha colpito di più riguarda la santità di Papa Wojtyla: “Che Giovanni Paolo II fosse un santo, negli anni della collaborazione con lui mi è divenuto di volta in volta sempre più chiaro”».
«Per me la grande rivoluzione è andare alle radici, riconoscerle e vedere quello che queste radici hanno da dire al giorno d’oggi». Questa frase che Papa Francesco ha concesso in una recente intervista al giornale spagnolo La Vanguardia ben sintetizza il senso fecondo di una memoria: ricordare la dedicazione del Santuario per le mani, le parole, la preghiera e i gesti di San Giovanni Paolo II, significa andare alle radici della nostra storia e scoprire che la santità è il terreno fertile a cui queste attingono.
(tratto da Zenit.org)