“Dobbiamo essere più motivati nella nostra fede, maggiormente attenti nell’esercizio della solidarietà e della carità fraterna, sempre pronti nel dare ragione della nostra speranza! Per questi compiti abbiamo davvero bisogno dell’azione vivificante dello Spirito di Dio. Perciò, abbiamo invocato insieme: Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra“. Queste le parole dell’arcivescovo mons. Salvatore Pappalardo che ha presieduto la veglia di Pentecoste nella Chiesa Cattedrale. Una celebrazione per la benedizione degli Oli che serviranno per la celebrazione dei sacramenti. Oli che sono stati offerti, come tradizione ormai da diversi anni, dalla Coldiretti di Siracusa.
“Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra”. Così abbiamo pregato con il versetto del Salmo Responsoriale – ha detto mons. Pappalardo -. Credo anche, carissimi fratelli e sorelle, che sia propria questa l’invocazione che meglio esprime i sentimenti del nostro animo in questo particolare periodo, segnato dall’emergenza sanitaria causata dal coronavirus.Abbiamo sperimentato in questo tempo quanto l’apostolo Paolo scriveva ai cristiani di Roma: «tutta la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo».
Abbiamo vissuto giorni di afflizione; abbiamo sofferto per le notizie di morte di tanti uomini e donne, vittime del virus; forse, anche qualcuno di noi è stato provato dalla scomparsa di un parente o amico; tutti, poi, siamo stati obbligati a condurre uno stile di vita non pienamente confacente alle nostre consuete abitudini e ai nostri legittimi desideri e diritti. Abbiamo sperimentato davvero la nostra personale fragilità e la precarietà di tanti progetti e modelli di vita sociale.
Anche questa nostra assemblea liturgica risente oggi dello stato di sofferenza ancora vigente: infatti, tutti – presbiteri, diaconi, fedeli laici – avremmo voluto celebrare in gioiosa comunione questo momento particolarmente importante per la vita della comunità ecclesiale e, invece, ci ritroviamo qui solamente una ristretta rappresentanza sia di fedeli laici che di ministri ordinati.
Come vi scrivevo in una lettera di questo periodo, dovremo però saper trarre profitto da questa esperienza dolorosa per dare nuovo impulso alla nostra vita di autentici discepoli del Signore: dobbiamo essere più motivati nella nostra fede, maggiormente attenti nell’esercizio della solidarietà e della carità fraterna, sempre pronti nel dare ragione della nostra speranza!
Per questi compiti abbiamo davvero bisogno dell’azione vivificante dello Spirito di Dio. Perciò, abbiamo invocato insieme: “Manda il tuo Spirito, Signore, a rinnovare la terra”. Questa nostra preghiera, sappiamo bene, è sostenuta e avvalorata dalla promessa di Gesù: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità» (Gv 14,16-17). I Vangeli ci raccontano che Gesù Risorto comunica ai discepoli il Suo Spirito!
A tal proposito, la parola del Vangelo di questa liturgia è molto ricca di significato e apre il cuore alla speranza. Dice Gesù: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva». Aggiunge l’evangelista Giovanni: «Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui». L’immagine dei “fiumi di acqua viva” è molto eloquente: questo significa che lo Spirito Santo è effuso nei nostri cuori in abbondanza, secondo la misura dell’amore di Cristo Gesù, che ha dato la sua vita per noi. «Il Paraclito, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome – aggiunge ancora Gesù – lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto» (Gv 14,26). Come ci ha ricordato pure l’apostolo Paolo: «lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili (…) egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio».
La solennità della Pentecoste, carissimi fratelli e sorelle, ci fa rivivere questo mistero di grazia: il Signore Gesù effonde su di noi, come sui primi discepoli, lo Spirito Santo. Non siamo dunque soli, privi dell’aiuto di Dio, quasi abbandonati alla nostra connaturale fragilità, dal momento che lo Spirito di Gesù abita in noi, intercede per noi, ci fortifica e ci santifica “secondo i disegni di Dio”. Dobbiamo, piuttosto, lasciarci illuminare dalla sua luce, lasciarci riscaldare il cuore dal suo amore, dobbiamo «camminare, come ci ricorda ancora l’apostolo Paolo, non secondo la carne, ma secondo lo Spirito» (Rm 8,4), perché “«tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio» (Rm 8,14).
La vita del singolo discepolo come pure la vita della Chiesa è segnata dall’evento della Pentecoste: perché fortificati e guidati dallo Spirito Santo, gli apostoli rendono testimonianza al Signore Risorto; animati dallo Spirito, annunciano il Vangelo del Regno e comunicano la grazia della salvezza mediante quei “segni” istituiti dal Signore Gesù. La Chiesa – ha continuato il Pastore della Chiesa Siracusana – perché animata dallo stesso Spirito, continua nel tempo, secondo il modello apostolico, la missione inaugurata da Gesù: attraverso la Parola ed i sacramenti raggiunge tutti gli uomini per renderli partecipi della salvezza di Dio. Per questa ragione, volendo evidenziare l’azione dello Spirito Santo nella missione della Chiesa, mi è parso conveniente e plausibile, a preferenza di altri giorni della settimana, collocare nel contesto liturgico di questa Veglia di Pentecoste la benedizione degli Oli che serviranno per la celebrazione dei sacramenti”.
L’emergenza sanitaria ha di fatto rinviato la benedizione degli Oli prevista il Giovedì Santo.
“Sono gli Oli sacri che la Chiesa adibisce nella celebrazione del Battesimo, della Confermazione, dell’Unzione degli Infermi e dell’Ordine; anche alcuni luoghi ed oggetti, particolarmente dedicati per il culto divino, ricevono l’unzione con i predetti Oli. L’unzione con l’olio, fin dall’Antico Testamento, è stata recepita e valorizzata dal popolo di Dio come segno di predilezione da parte di Dio, di consacrazione per una missione e di una nuova dignità. Non a caso il Vangelo di Luca ci riferisce che Gesù, iniziando la sua missione, si presenta nella sinagoga di Nazareth come l’Unto del Signore inviato per portare il lieto annunzio della salvezza.
Di questa unzione siamo partecipi tutti noi che, mediante i sacramenti dell’iniziazione cristiana, siamo costruiti, quali “pietre vive”, «come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo» (1 Pt 2,5).
La benedizione degli Oli riguarda dunque tutto il popolo santo di Dio, con uno speciale riferimento a quanti nella comunità dei fedeli siamo chiamati ad esercitare il sacerdozio ministeriale per la santificazione di coloro che, mediante la fede ed i sacramenti, vengono incorporati a Cristo Gesù. Siamo grati al Signore che anche quest’anno ci ha dato la grazia e la gioia di celebrare questi doni del suo amore, e con le parole del libro dell’Apocalisse, diciamo: «A Colui che ci ama e ci ha liberati dai nostri peccati con il suo sangue, che ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre, a lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli. Amen» (Ap 1,5-6)”.