‘Conoscere significa intessere relazioni vere e forti con la porzione del gregge di Cristo affidato alle nostre cure; significa far nostre le gioie e le sofferenze, le attese e le speranze del nostro popolo. Significa condivisione e servizio, testimonianza e dono della propria vita. Papa Francesco, nella sua omelia del Giovedì Santo, ha pronunciato quelle parole che devono diventare programma di vita per noi sacerdoti: occorre – Egli ci ha detto – che siamo pastori con ‘l’odore delle pecore’. Come il Buon Pastore, Stephen, offri la tua vita, il tuo servizio, la tua preghiera, il tuo amore per i fratelli e le sorelle che il Signore porrà sul tuo cammino e che affiderà al tuo ministero’. Così l’arcivescovo Mons. Salvatore Pappalardo nell’omelia dell’ordinazione sacerdotale del diacono fra Stephen Maria Sibanda o.s.m. (che appartiene all’Ordine dei Servi di Maria).
Nella Parrocchia di Maria SS. Addolorata dei Servi di Maria a Grottasanta, l’arcivescovo ha presieduto la celebrazione con l’imposizione delle mani e recitando la preghiera di ordinazione, alla presenza tra gli altri del Priore provinciale, fra Sergio M. Ziliani o.s.m.. Fra Stephen, residente nella comunità Maria SS. Addolorata a Grottasanta, nato 32 anni fa a Lupane (Zimbabwe), ha compiuto gli studi teologici presso la ‘Pontificia Facoltà Teologica Marianum’ di Roma. Il 27 ottobre del
‘Carissimo Stephen, il Signore ha disposto che tu fossi iniziato al ministero sacerdotale proprio in questa domenica del Buon Pastore – ha continuato mons. Pappalardo -. Nel brano del Vangelo troviamo inoltre una interessante correlazione: le pecore ascoltano e seguono il pastore. Ma su cosa si basa l’ascolto della voce di Gesù e la sequela da parte dei discepoli? La risposta a questa domanda si trova negli atteggiamenti del pastore. Gesù conosce le pecore e dona loro la vita eterna. La conoscenza reciproca tra Pastore e pecore è una relazione fondata sull’amore di Gesù per i suoi discepoli fino al dono della vita. Carissimo Stephen: ispira il tuo servizio e la tua vita al vero modello del pastore, che è Cristo Gesù. Carissimi confratelli sacerdoti, mi pare che questa riflessione riguardi in modo speciale tutti noi che siamo costituiti pastori del gregge di Cristo. La cura pastorale non potrà mai essere da noi concepita come un attivismo delle iniziative e delle opere (che talvolta sono solo espressioni del nostro orgoglio); essa, invece, attinge la sua autenticità nella relazione con Cristo Buon Pastore e con il Padre suo, cui appartengono le pecore. Lo zelo pastorale verso le pecore del gregge di Cristo deve essere continuamente alimentato da una vita di autentica relazione con il Signore. Nella misura in cui cresce la nostra fede e il nostro amore per il Signore, sarà autentico ed efficace il nostro ministero pastorale. Da qui la nostra spiritualità sacerdotale: essa si deve nutrire innanzitutto della contemplazione del volto di Cristo Buon Pastore, deve attingere continuamente al tesoro della grazia sacramentale e deve trovare nel costato del Crocifisso la sorgente della autentica carità pastorale”.