Assemblea ordinaria elettiva
Siracusa, 9 febbraio 2020
Bozza documento programmatico 2020/2022
“Ho un popolo numeroso in questa città”
Introduzione
L’Azione Cattolica Italiana desidera rispondere all’invito, formulato da Papa Francesco il 30 Aprile 2017, di “essere popolo di discepoli-missionari che vivono e testimoniano la gioia di sapere che il Signore ci ama di un amore infinito, e che insieme a Lui amano profondamente la storia in cui abitano”, con lo stile della sinodalità, del camminare insieme ai pastori e a tutto il popolo di Dio.
Quello che ci chiediamo, in una società ed in un mondo in continuo cambiamento, è quale volto possa assumere l’Azione Cattolica della nostra Diocesi, su cosa debba continuare a scommettere; cosa deve, invece, lasciarsi alle spalle, per evitare la mediocrità, per non correre il rischio di vivere con tiepidezza il servizio a Cristo ed alla Chiesa.
La verifica
É proprio con questo spirito critico che occorre partire per verificare quanto sia stato fatto e quanto ancora ci sia da fare.
La storia dei 150 anni dell’ACI ci ha portato alla riscoperta delle nostre radici, della scelta religiosa, dell’impegno educativo a tutti i livelli, della santità incarnata nel quotidiano, della scelta democratica e di quella missionaria.
É, infatti, con questo spirito che sono stati vissuti i momenti assembleari diocesani e parrocchiali, gli incontri dei consigli e delle presidenze, le giornate diocesane, i campi scuola, i week end formativi: occasioni privilegiate per vivere e sperimentare la bellezza dell’essere Chiesa e dell’essere associazione con radici piantate in un terreno fertile, ma con ali pronte a spiccare il volo, pur con la consapevolezza che avremmo potuto librarci molto più in alto di quanto, ahimè, non siamo stati capaci.
A volte, abbiamo perso la passione per l’uomo e per la Chiesa, ci siamo lasciati imprigionare dai troppi impegni, siamo stati chiusi ed autoreferenziali.
Le scelte fondamentali
Ci guideranno, in questi anni, tre orizzonti, quello dell’identità associativa, della scelta religiosa e quello della fraternità.
Identità associativa
Cosa significa puntare sull’identità associativa? Cosa significa, a 50 anni dall’entrata in vigore del nuovo Statuto, riscoprire per l’AC siracusana, la scelta religiosa?
Significa, innanzitutto, ritornare alle origini per continuare a servire la Chiesa e la società, con rinnovata passione.
Ritornare alle origini, allo stile dei fondatori e ai nostri documenti costitutivi sono i percorsi da scegliere per interrogarci sulla nostra vita, come singoli e come associazione, per riscoprire l’essenzialità della chiamata a un servizio coraggioso e gratuito. A cinquant’anni dalla stesura dello Statuto associativo è ancor più necessario riscoprire il marchio identitario impresso nell’articolo 1: “L’Azione cattolica italiana è un’associazione di laici che si impegnano liberamente, in forma comunitaria e organica e in diretta collaborazione con la gerarchia, per la realizzazione del fine generale apostolico della Chiesa”.
Siamo donne e uomini liberi chiamati ad edificare il Regno di Dio in Terra; aderire all’Azione Cattolica non è un atto imposto o moralmente vincolante ma è una scelta di amore da parte di chi, contagiato da Cristo, abbraccia la vita missionaria per annunciare il Vangelo ad un mondo in continuo cambiamento, testimoniando con la propria vita il Primato dell’Amore, con semplice autenticità.
Vivere l’identità associativa non significa costruire muri o solcare confini per sottolineare la differenza tra noi soci stessi o con le realtà circostanti: non è positivo cadere nella rassicurante trappola di considerare l’Azione Cattolica Italiana una casa per pochi da esaltare tra segni distintivi e religiosità dell’apparenza. L’identità va interpretata non come limite ma come cooperazione con il mondo circostante, in collaborazione con tutto il Popolo di Dio e coi vari carismi che operano nella Chiesa e nella società. Noi soci di Azione Cattolica dobbiamo essere capaci di abbattere i muri e le barriere di indifferenza, di odio e di egoismi per scoprire la nostra identità nella vocazione a camminare coi fratelli e con le sorelle verso l’unica strada che ci conduce al Padre.
Sogniamo una Azione Cattolica che sia sempre più vicina alle esigenze delle persone, alla loro vita, ai loro bisogni concreti, perché la nostra è una fede incarnata, è la fede di un Dio fattosi carne, uomo come noi, per accogliere su di sé la nostra condizione umana, ad eccezione del peccato. Diventa una priorità, pertanto, pensare e progettare esperienze che rispondano davvero ai desideri ed ai bisogni di adulti, giovani e ragazzi.
La libertà di essere figli amati e l’autenticità della testimonianza di ciascuno doneranno la pazienza del servizio, di formare gli amici che il Signore ci farà incontrare lungo il percorso associativo ma, ancor prima, l’umile pazienza di formarsi: “una coscienza missionaria legata alla vita di ogni giorno ha bisogno di grande cura sul piano formativo […]. Occorre dunque la formazione a una vita cristiana missionaria nel mondo attraverso le parole della vita”1. Non dobbiamo mai dimenticare che la nostra associazione è una casa di formazione per ciascuno dei suoi membri, non solo per i più piccoli dell’articolazione ACR ma per ogni giovanissimo, giovane e adulto. La forma comunitaria che l’associazione si impone diventi la base formativa per i soci; i grandi insegnino ai più giovani a camminare sui passi del Vangelo, mostrando loro, in uno scambio amorevole tra generazioni, quanta strada la nostra associazione ha già fatto e invitandoli ad andare avanti non cadendo negli errori del passato. I giovani e i piccoli diano slancio e vigore all’intera associazione, custodi del senso dell’Azione; spetta a loro infatti impedire di trasformare l’azione in atrofia. La struttura democratica della nostra associazione è fondamento di partecipazione ed impegno, garantendo la cooperazione tra generazioni al suo interno. Occorre pertanto impegnarsi per agevolare questo scambio funzionale tra adulti, giovani e ragazzi: ci occuperemo dunque di stimolare incontri unitari, sia diocesani che parrocchiali, per permettere a tutti i soci di respirare a pieni polmoni aria di famiglia con tutti i membri; i giovani siano stimolati a partecipare attivamente alla vita associativa e gli adulti li accolgano sotto le proprie ali protettrici per sostenerli in questo percorso di crescita associativa: solo formando nuove generazioni possiamo garantire un futuro prospero alla nostra associazione.
Ci impegniamo a collaborare in stretta sinergia con le parrocchie per la formazione dei soci affinché ognuno sia messo nelle condizioni di aderire o rinnovare il proprio “Sì” perché consapevole della grande e dolce eredità dell’Azione Cattolica. Le equipe diocesane siano collante tra il centro diocesano e le parrocchie: è opportuno che nel corso del triennio vengano organizzati incontri formativi con i consigli e i gruppi parrocchiali per cementificare la collaborazione tra diocesi ed associazioni territoriali di base. Non mancherà sicuramente la diretta collaborazione tra Consiglio diocesano e parrocchie, specialmente nei momenti di crisi o di maggiore difficoltà.
Ci impegniamo inoltre a mantenere gli appuntamenti formativi diocesani già sperimentati nel corso di questi ultimi anni: campi estivi diocesani, EduCare e presentazione dei cammini formativi. Ci impegniamo a rinnovarli di anno in anno per renderli compatibili con le esigenze dei tempi e delle realtà parrocchiali, con uno sguardo verso la ricerca di nuovi percorsi formativi e di collaborazione. E’ opportuno sperimentare una formazione rivolta ai genitori dei ragazzi affinché l’esperienza associativa diventi un momento di contagio per le famiglie.
Quali altre necessità nel nostro territorio e per i nostri soci? Dobbiamo favorire, più di quanto sia stato fatto finora, la creazione di realtà interparrocchiali o cittadine, in quelle associazioni parrocchiali troppo piccole, dove si perderebbe lo spirito di confronto, senza mai rinunciare all’identità ed al legame con la propria parrocchia.
L’AC deve essere sempre più capace di essere dentro la vita delle persone, con un’attenzione che passa dalle piccole cose, come la flessibilità per gli orari e i luoghi delle riunioni, che rispondono alle esigenze diverse secondo le differenti fasce d’età ed impegni lavorativi; i campi scuola, i ritiri e gli incontri di formazione siano a misura di famiglia, non dimenticando la carità, per poter essere Chiesa tra le case degli uomini.
Scelta religiosa
Il nucleo duro della scelta religiosa nell’AC affonda le sue radici nella consapevolezza che siamo discepoli del Signore che ci ha salvati e ci ha resi suo unico corpo, fratelli fra di noi e figli dell’unico Padre; riconoscendoci tali diventiamo lievito di accoglienza per la nostra società.
“Scelta religiosa” significa, per dirla come Papa Francesco, aiutare nelle periferie esistenziali. L’attenzione alla persona e alla sua crescita cristiana caratterizza tutta la tradizione dell’Azione Cattolica. L’AC “offre ad ogni persona, con la partecipazione alla vita associativa, un accompagnamento finalizzato alla crescita di una matura coscienza umana e cristiana, grazie a percorsi permanenti, organici e graduali, attenti alle diverse età, alle condizioni e agli ambienti di vita, ai diversi livelli di accoglienza della fede” (Statuto Aci, art. 13.1). Laici radicati “semplicemente” nel Battesimo: questo è il CUORE del carisma di un aderente.
Ciò significa riconoscere le cose superflue, che nella nostra vita cristiana offuscano questo percorso; significa comprendere che vivere la Parola, l’Eucaristia, la domenica, la vita sacramentale, la preghiera sono l’essenziale per vivere da discepoli. Attingendo forza dal nostro rapporto col Signore potremo essere di conforto a quanti vivono in situazioni di povertà materiali e potremmo essere sempre più aperti alla condivisione non solo di beni materiali, ma anche del tempo.
E’ importante sentirsi sollecitati dalle periferie emergenti, dalle “famiglie ferite”. Questi nostri fratelli che, per un motivo o per un altro, hanno vissuto il fallimento del loro progetto di vita matrimoniale, hanno in noi bisogno di sentire la tenerezza di Dio Padre che va “in cerca della pecora perduta” e fascia “quella ferita” (Ezechiele 34, 16). “Scelta religiosa” significa capire che il “fare” nasce dalla consapevolezza dell'”essere”, in particolare “essere figli di Dio, amati e destinatari della sua provvidenza”. Da ciò discende la necessità per ciascuno e per tutta l’associazione di accogliere l’altro come riflesso del volto di Cristo, di entrare tra le trame del tessuto naturale di tutti i giorni rispondendo ciascuno nel proprio ambito, nella concretezza della propria situazione di vita, con riferimento alla propria età e capacità: essere discepolo del Signore “qui e ora”. Le singole associazioni territoriali di base potrebbero far tesoro delle esperienze di centri d’ascolto, di mense, di centri d’accoglienza di senza tetto e dare spazio alla creatività per nuove forme.
Vivere il Battesimo significa essere testimoni e missionari nella vita di ogni giorno. Oggi siamo consapevoli che la missione costituisce una nuova urgenza: è una tentazione pensare di essere inabili alla missione; tutti siamo chiamati ad uscire dalle nostre sicurezze, dalle nostre abitudini, dalle nostre comunità, per essere missionari dell’amore del Signore. “Laici cristiani esperti nella splendida avventura di far incontrare il Vangelo con la vita e di mostrare quanto la ‹‹bella notizia›› corrisponda alle domandeprofonde del cuore di ogni persona e sia la luce più alta e più vera che possa orientare la società nella costruzione della “civiltà dell’amore”. (Giovanni Paolo II – Assemblea Straordinaria dell’Aci – 8 settembre 2003). La scelta religiosa risponde all’esigenza di tenere insieme “vita e fede”, “mondo e Chiesa”: “come l’anima è nel corpo così nel mondo sono i cristiani” (Lettera a Diogneto).
In questo equilibrio fra il massimo nella vita spirituale, che ci spinge ad impegnarci, ed il massimo delle potenzialità che il Signore ha donato a ciascuno di noi, ci è dato vivere la scelta religiosa che ci apre alla missione.
Fraternità
Questa è la vera sfida dell’AC di oggi e di sempre: saper essere accanto al fratello non solo nei momenti belli o quando si pensa allo stesso modo, ma anche nei momenti tristi; avere il coraggio di esserci, saper dialogare in modo costruttivo, per “fare insieme”, accettando la diversità, il conflitto, per trovare un punto d’incontro per crescere e andare avanti.
Abbiamo un grande bisogno, come ha ribadito il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, di riscoprire e rilanciare le ragioni del nostro stare insieme, del nostro essere una «comunità di vita», del nostro camminare gli uni a fianco degli altri.
Papa Francesco ci insegna che il modo migliore per dialogare non è quello di parlare e discutere, ma quello di fare qualcosa insieme, di costruire, di fare progetti, non da soli, tra cattolici, ma insieme a tutti coloro che hanno buona volontà. Un dialogo fatto di presenza, di sguardi, non di messaggi attraverso i social, che ci permetta di capirci meglio e di chiarire incomprensioni, per portare avanti, non solo a parole, obiettivi e propositi.
Dobbiamo essere aperti al mondo, pieni di passione per la Chiesa e per la società, perché qui viviamo e perché ogni essere che abita sulla Terra è nostro fratello.
I tempi cambiano e anche noi, come cittadini, cristiani e soci di AC dovremmo cambiare il nostro modo di vivere la Parola alla luce del Vangelo e delle priorità dei giorni d’oggi.
Il nostro è un tempo che ha molto bisogno di recuperare il valore e il significato del sentirsi popolo e prendersi cura dei problemi e delle sfide dei nostri territori e delle nostre comunità, di vivere insieme, nell’amore di Dio, per trovare e dare senso alle nostre azioni, per donare gioia e sollievo agli altri. E’ tempo che l’AC diocesana si faccia costruttrice di alleanze tra le generazioni, perché attraverso questo aiuto intergenerazionale possiamo andare avanti e crescere come una famiglia e si impegni al di là delle alleanze sulle tematiche pastorali ed ecclesiali, ad individuare soggetti con i quali progettare insieme a favore della legalità, della tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, soprattutto nella nostra realtà diocesana in cui è presente un sistema industriale pervasivo del territorio.
Dobbiamo andare oltre la semplice partecipazione, per raggiungere il livello di una vera e totale corresponsabilità. Fraternità non è un concetto ma un modo di vivere, e di vivere da cristiani.
Siamo chiamati ad incarnare sempre più l’Azione cattolica «lungo le strade delle città, dei quartieri e dei paesi» e a sentire forte «la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo» (papa Francesco, Discorso all’AC, 30 aprile 2017). Rivediamo, allora, il senso profondo della parola “fraternità” attraverso il desiderio di condividere la vita delle persone, le gioie, i sogni, le sofferenze e le difficoltà, per discernere i segni dei tempi e riuscire a dialogare in maniera costruttiva con chi la pensa diversamente da noi, maturando la capacità di costruire alleanze e di recuperare il valore e il significato di sentirsi popolo e prendersi cura insieme dei problemi e delle sfide dei nostri territori e delle nostre comunità.
Ecco perché «è ancora e sempre importante» insistere sul valore dell’unitarietà dell’associazione. Inoltre è necessario creare «alleanze nel lavoro», «alleanza tra scuola e famiglie, tra scuola e agenzie educative».
Quest’attenzione al territorio e alle persone che lo abitano non potrà esimerci dall’interessarci delle scelte politiche che lo determinano e quindi diventa così prioritario proporre momenti di riflessione pubblica che attenzionino proposte credibili finalizzate al bene comune e al rispetto del creato.
E’ necessario costruire alleanze tra chi arriva nella nostra Diocesi per fuggire dalla fame, dalla morte e dalla persecuzione e chi deve lottare con la paura, l’ignoranza, l’indifferenza, per aprirsi a un’autentica accoglienza. Non da ultimo l’alleanza tra laici e presbiteri, tra il gregge e i pastori, tra parrocchie, parroci e diocesi, tra movimenti e aggregazioni. Tutte alleanze che nascono dal sapersi parte di un unico popolo, di un solo corpo.
Ci guidino nel nostro cammino l’amore e la fedeltà a Cristo Gesù, l’intercessione della Madonna delle Lacrime e la consapevolezza di essere parte della Chiesa universale nel servizio della Chiesa di Siracusa.
Santi e Beati dell’Azione Cattolica, pregate per noi!